Nei prossimi dieci anni la domanda globale delle energie rinnovabili crescerà più rapidamente di quella delle energie fossili, nonostante i cambiamenti politici negli Stati Uniti, secondo un rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) pubblicato il 12 novembre.
Le energie rinnovabili, trainate dal solare fotovoltaico, “cresceranno più rapidamente di qualsiasi altra fonte di energia in tutti gli scenari presi in considerazione” nel rapporto annuale sulle prospettive energetiche mondiali (Weo 2025).
In questo rapporto molto atteso la Iea ha ipotizzato tre possibili scenari relativi al futuro energetico del mondo: uno basato sulle politiche attuali degli stati, uno basato sul raggiungimento della neutralità carbonica nel 2050 e uno mediano che prende in considerazione le misure già annunciate dagli stati sulla transizione energetica.
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Nello scenario mediano gli Stati Uniti avranno nel 2035, a causa della svolta impressa dal presidente Donald Trump, il 35 per cento di energia prodotta da fonti rinnovabili in meno rispetto alle previsioni del 2024, “ma questo non comprometterà la rapida espansione delle rinnovabili nel mondo”.
La Cina resterà il primo mercato e il primo produttore delle energie rinnovabili, assicurando dal 45 al 60 per cento dell’espansione nei prossimi dieci anni, indipendentemente dagli scenari considerati.
Per quanto riguarda la ripartizione delle fonti di energia, invece, i percorsi divergono: nello scenario mediano la domanda di carbone raggiungerà un picco e quella di petrolio si stabilizzerà “intorno al 2030”. Il gas, invece, continuerà a crescere anche negli anni trenta, contrariamente alle previsioni precedenti, a causa della svolta statunitense e dei prezzi più bassi.
Nello scenario più pessimistico, basato sulle politiche attuali degli stati, la domanda di carbone comincerà a diminuire prima della fine del decennio, ma quella di petrolio e gas continuerà a crescere fino al 2050.
Fondata nel 1974 dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) per aiutare i paesi ricchi ad affrontare lo shock petrolifero, la Iea, che negli ultimi anni ha definito le politiche da adottare per raggiungere la neutralità carbonica nel 2050, è finita nel mirino dell’amministrazione Trump, favorevole ai combustibili fossili e negazionista sul cambiamento climatico.
“Riformeremo la Iea o ci ritireremo”, aveva avvertito a luglio il segretario statunitense dell’energia Chris Wright in un’intervista a Bloomberg.