Le quattro dighe che alimentano Mashhad, la seconda città dell’Iran, sono praticamente a secco con riserve inferiori al 3 per cento, hanno annunciato il 9 novembre i mezzi d’informazione locali, mentre il paese sta affrontando la più grave siccità degli ultimi decenni.

Nella capitale Teheran il livello delle precipitazioni “è ai minimi storici
da un secolo”, aveva affermato a ottobre un funzionario locale.

Secondo i mezzi d’informazione iraniani, 15 delle 31 province dell’Iran non hanno ricevuto neanche una goccia di pioggia dall’inizio dell’autunno.

“Le riserve idriche delle dighe di Mashhad sono a livelli inferiori al 3 per cento”, ha dichiarato all’agenzia Isna il responsabile dell’azienda idrica della città, Hossein Esmailian.

Mashhad, la principale città santa dell’Iran, si trova in una regione arida circa novecento chilometri a est di Teheran.

Nella capitale, alimentata da cinque dighe, la situazione è particolarmente critica.

Una delle dighe risulta prosciugata, mentre le riserve di un’altra sono scese sotto l’8 per cento, secondo le autorità.

L’8 novembre il governo aveva annunciato interruzioni notturne nelle forniture idriche.

Teheran, che si trova sul versante meridionale del massiccio dell’Alborz, ha solitamente estati calde e secche, autunni a tratti piovosi e inverni piuttosto rigidi.

Le cime dei monti, che di solito in questo periodo sono ricoperte di neve, quest’anno ne sono prive.

Il 9 novembre il quotidiano riformista Shargh ha dedicato la prima pagina alla crisi idrica in Iran, con il titolo “Aspettando il cielo”, mentre i meteorologi non prevedono piogge nei prossimi dieci giorni a Teheran.

Il 6 novembre il presidente iraniano Masoud Pezeshkian aveva avvertito che “milioni di persone dovranno essere trasferite dalla capitale se non pioverà entro la fine dell’anno”.