a Dante Alighieri

Mio stimato Alighieri, se l’amore è cosa sì grandiosa
Perché Paolo e Francesca, in virtù del loro tenace amore,
Devono rimanere reclusi nell’Inferno, per l’eternità?
Non furono loro gli antesignani di te e Beatrice?
Nel tuo caso, invero, la vedesti a nove anni per la prima volta in chiesa e,
Senza il desiderio di rivolgerle parola, tenesti le distanze.
Nel frattempo si sposò negli agi e, ancor giovane, salì al Cielo.
Non appena la guardasti con pensieri dissoluti, già cadesti in peccato d’adulterio.
Perfino il Verbo del Figlio di Dio è innegabile, pervaso di verità.
Che tu abbia perdurato in quei pensieri e l’abbia resa tua guida in Paradiso
Non vale di per sé come una pugnalata al suo consorte?
Subito dopo il vostro scambio di parole, svenisti nello sconforto
Giacché riconoscesti Beatrice in Francesca, e te stesso in Paolo.
Mio stimato Durante, se fossi vissuto in questo ventunesimo secolo
E avessi composto una nuova Divina commedia, invece di essere relegato all’Inferno
Avresti proseguito nel Paradiso senza varcare il fuoco del Purgatorio.
Anziché ricevere perdono del peccato d’amore, due persone che si amano fervidamente
Non dovrebbero essere santificate, avere garanzia del Paradiso?
Tale al Paradiso non dovrebbe essere l’Inferno?

Takahashi Mutsuo è uno scrittore, poeta, drammaturgo e saggista giapponese nato nel 1937. Questo testo, uscito nel 2021 sulla rivista Gendaishi techō, fa parte di una serie dedicata alle figure di spicco della storia letteraria mondiale. Traduzione dal giapponese di Edoardo Occhionero.

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Questo articolo è uscito sul numero 1561 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati