No all’inno delle manifestazioni

Hong Kong, 7 luglio 2019 (Anthony Kwan, Getty)

Una corte d’appello di Hong Kong ha accolto la richiesta del governo di vietare l’inno usato nelle manifestazioni del 2019 contro la legge sulla sicurezza nazionale, ribaltando la decisione di un tribunale che l’aveva respinta perché “avrebbe avuto un effetto dissuasivo sulla libertà d’espressione”. Secondo i giudici d’appello, chi ha composto il brano voleva usarlo come arma. “Nelle mani di chi intende incitare alla secessione e alla sedizione, la canzone può servire a instillare sentimenti contro l’establishment”, si legge nella sentenza. I giudici hanno poi aggiunto che vietare l’inno è necessario per convincere le piattaforme online a rimuovere “video problematici”.

Porte aperte al turismo

Il Buthan ha semplificato le procedure per il rilascio del visto ai visitatori stranieri con l’obiettivo di rilanciare l’economia, colpita dalla pandemia e dallo spopolamento legato alla mancanza di lavoro, scrive The Diplomat. Il governo ha tolto l’assicurazione di viaggio obbligatoria e dimezzato la tassa imposta nel 2022 per compensare l’impatto ambientale del turismo. La maggiore accessibilità allo stato himalayano ha garantito un “record” di quasi 63mila turisti tra gennaio e settembre 2023, per la maggior parte provenienti da India e Cina, i due paesi che si contendono l’influenza nel paese. Da sempre il Bhutan, che ha aperto le porte al turismo solo nel 1974, poneva dei limiti ai visitatori stranieri cercando di bilanciare sostenibilità e sviluppo, continua il settimanale. Ma oggi deve correre ai ripari per limitare la “fuga di cervelli” e lo sbilanciamento demografico legato al fatto che molti giovani vanno a cercare lavoro all’estero. ◆

Il tour europeo di Xi Jinping

Parigi, 6 maggio 2024 (Gonzalo Fuentes, Reuters/Contrasto)

“Il cognac di Macron è l’unica cosa che è andata liscia con Xi Jinping”, titola un articolo di Politico.eu sull’incontro a Parigi tra il presidente francese e quello cinese, in visita in Europa per la prima volta dopo cinque anni. Emmanuel Macron ha accolto Xi ( nella foto ) regalandogli delle bottiglie del miglior liquore francese. “Un messaggio non troppo sottile”, continua il sito. L’indagine anti-dumping voluta dalla Cina sui liquori europei a base di vino, che sta colpendo in modo particolare i produttori di cognac francese, è vista come una ripicca per la decisione dell’Unione europea di aprire delle inchieste su Pechino, sospettata di pratiche commerciali sleali in settori come la produzione di veicoli elettrici e di strumenti medici. Xi ha promesso di non imporre preventivamente dazi sul brandy e di sostenere la proposta francese di una tregua nei conflitti mondiali durante le Olimpiadi di Parigi. Per il resto, però, il presidente cinese ha concesso poco. Ha sorvolato sull’appoggio a Mosca nella guerra in Ucraina e sui timori che Pechino aiuti l’economia russa, fornendo beni di consumo sottoposti a sanzioni. “Ci opponiamo all’uso della crisi in Ucraina per infangare un paese terzo fomentando una nuova guerra fredda”, ha detto il presidente cinese, che ha proseguito il suo viaggio europeo visitando Serbia e Ungheria, due paesi “amici” di Pechino.

Una carriera nel pubblico

“Nella Cina post-pandemia, molti giovani prediligono gli impieghi nel settore pubblico invece che nel privato”, scrive l’esperto di educazione Yao-Yuan Yeh su East Asia Forum. “I motivi sono diversi: si tratta di lavori più stabili e considerati prestigiosi, e c’è l’incertezza economica causata dalla pandemia e dalle tensioni tra Cina e Stati Uniti”, spiega Yao. “Ma questa tendenza preoccupa il governo di Pechino, perché sul lungo periodo potrebbe portare a un declino nella produttività e nell’innovazione. Da quando Xi Jinping è alla guida del paese, ha dedicato più risorse al settore pubblico e alle aziende statali, provocando una contrazione dell’industria privata. Le tensioni con gli Stati Uniti hanno inoltre causato una diminuzione de-gli investimenti esteri diretti, e tutto ciò ha provocato un rallentamento dello sviluppo cinese”.

Naypyidaw, 24 marzo 2024 (Afp/Getty)

Birmania La giunta militare birmana ha deciso che gli uomini in età da coscrizione non potranno andare a lavorare all’estero. Le autorità hanno sospeso il rilascio di permessi di lavoro dopo aver annunciato, a febbraio, l’introduzione della leva obbligatoria per tutti i cittadini tra i 18 e i 35 anni e le cittadine tra i 18 e i 27 anni. Da allora centomila uomini hanno chiesto il permesso di lavorare all’estero per scappare dal paese.

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1562 - 10 maggio 2024
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