Il 18 luglio il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato la prima legge sulle criptovalute nella storia del paese, chiamata Genius act e approvata pochi giorni prima con una larga maggioranza dal congresso. Il provvedimento introduce una serie di regole per chi emette stablecoin, un tipo di valuta digitale ancorata al dollaro, che i suoi sostenitori presentano come un metodo di pagamento più rapido ed economico. Il disegno di legge richiede alle aziende del settore di garantire le proprie stablecoin con titoli a basso rischio in un rapporto di uno a uno, di fornire i conti a un’autorità di regolamentazione statale o federale e di rispettare i controlli contro il riciclaggio di denaro.

Scott Bessent, il segretario al tesoro, si è detto convinto che grazie alla nuova legge il giro d’affari delle stablecoin potrebbe passare dagli attuali 195 miliardi a duemila miliardi di dollari.

Durante la campagna elettorale Trump aveva promesso di trasformare gli Stati Uniti nella “capitale mondiale delle criptovalute” e il settore ha accolto la nuova legge come un passo avanti storico che proteggerà i titolari di stablecoin dalle frodi e dalle gestioni irresponsabili, contribuendo inoltre a prevenire gli abusi di soggetti criminali.

Chi lo critica invece sostiene che il provvedimento è una concessione a un’industria che ha speso centinaia di milioni di dollari per influenzare le elezioni per il congresso del 2024. “È chiaro che servono nuove leggi per stabilire regole e protezioni nel settore delle criptovalute, ma questa legge è inefficace, se non peggio”, ha dichiarato il senatore democratico Richard Blumenthal dopo l’approvazione del testo in senato.

Il provvedimento inoltre non farebbe abbastanza per eliminare le scappatoie, proteggere i consumatori dalle frodi o risolvere i potenziali conflitti d’interesse legati all’attività della famiglia Trump nel mondo delle criptovalute.

Il modello imprenditoriale delle stablecoin è relativamente semplice: i clienti scambiano dollari statunitensi con monete digitali che possono essere usate per pagare o essere liberamente convertite in altre criptovalute. Chi le emette conserva una certa quantità di dollari in contanti e investe il resto in beni sicuri come i titoli del tesoro, incassando gli interessi.

Una stablecoin mantiene una valutazione stabile sulla base del fatto che, se chi l’ha comprata vuole scambiarla con il dollaro a cui è legata, l’emittente può accettare attingendo alle sue riserve di contanti.

Da sapere
Capitalizzazione delle criptovalute sul mercato, migliaia di miliardi di dollari (defiliama, coingecko)

Negli ultimi due anni alcune aziende, comprese PayPal, Ripe e World Liberty Financial (legata alla famiglia Trump) hanno cominciato a emettere stablecoin aggiungendosi ai nomi storici del settore come Tether e Circle. Gli esperti prevedono che l’approvazione del Genius act farà notevolmente aumentare il numero di emissioni di stablecoin. “La concorrenza sarà feroce”, spiega Christian Catalina, un operatore del settore. “Nel mercato entreranno molti nuovi soggetti, tra cui diverse banche tradizionali e aziende della tecnofinanza”.

Il minore dei mali

I sostenitori delle criptovalute sono convinti che le stablecoin rafforzeranno il dollaro statunitense come valuta di riserva globale, aumentando la domanda nei paesi in via di sviluppo con economie instabili e permettendo agli Stati Uniti di indebitarsi a costi inferiori grazie alla maggiore richiesta di titoli di stato.

Ma alcuni esperti avvertono che una proliferazione incontrollata delle stablecoin potrebbe destabilizzare il sistema finanziario se i regolatori non dovessero esercitare una supervisione adeguata. Per esempio, un grande operatore del settore potrebbe gestire in modo sconsiderato le proprie riserve di stablecoin, provocando un collasso nel valore della valuta e una potenziale svendita delle monete digitali. In quel caso il valore dei titoli di stato potrebbe precipitare, costringendo gli emittenti a liquidare i propri patrimoni per soddisfare le richieste di rimborso, con il rischio che siano i contribuenti a dover pagare eventuali salvataggi.

“Penso che sia sbagliato integrare ulteriormente nel sistema finanziario le valute emesse da aziende private”, spiega Jacob Silverman, giornalista esperto di questioni finanziarie che ha scritto il libro Easy money: cryptocurrency, casino capitalism, and the golden age of fraud.

Un’altra critica riguarda il conflitto d’interessi della famiglia Trump. A maggio la World Liberty Financial ha annunciato che la sua stablecoin USD1 sarebbe stata usata dalla società di investimento Mgx – finanziata dagli Emirati Arabi Uniti – per un investimento da due miliardi di dollari in Binance, la più grande piattaforma di scambio di criptovalute al mondo. Il fatto che l’azienda potrebbe guadagnare decine di milioni di dollari da questa iniziativa ha spinto alcuni critici a dire che la politica estera degli Stati Uniti “è in vendita”.

Nonostante i dubbi, alla fine anche i parlamentari che in precedenza si erano opposti alle iniziative di Trump nel mondo delle criptovalute hanno votato a favore del Genius act. Tra loro c’è Sam Liccardo, deputato del Partito democratico che a febbraio aveva presentato una proposta di legge per vietare ai funzionari eletti di trarre profitto dalle proprie criptovalute.

Secondo Liccardo, anche se il Genius act ha limiti evidenti, la necessità urgente di regolamentare il “selvaggio west” delle stablecoin rendeva indispensabile un compromesso. “Se non avessimo approvato nulla, avremmo prolungato l’enorme incertezza su chi può regolamentare questo mercato. È stato un modo per evitare che la perfezione fosse nemica del bene”. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1624 di Internazionale, a pagina 24. Compra questo numero | Abbonati