A volte prendiamo in mano dei libri e ci accorgiamo di che regalo ci sta facendo la vita. Robert Perišić è uno degli scrittori croati più illuminanti della sua generazione. La traduzione in italiano è di Elvira Mujčić, scrittrice lei stessa, italo-bosniaca, attualmente in libreria con il bellissimo La stagione che non c’era. Un binomio che unisce l’estro, la passione per la letteratura e la capacità di affondare nella storia come pochi. E questo lo capiamo fin da subito, fin dalla prima riga che ci porta “in mezzo all’erba” e tra “quattro cassonetti dell’immondizia”. La storia che ci viene raccontata è quella di un mare, l’Adriatico, in un’epoca remota ma stranamente resa vicina dalla letteratura. Saliamo su una nave che parte dalla città greca di Siracusa per fondare un’apoikia, una polis nuova, a nord, lontanissimo da casa. Il mare è un protagonista assoluto. L’Adriatico è vicino, ma per gli antichi era un mare ai confini del mondo, estremo, come estreme sono le avventure dei personaggi. Essenzialmente in questo romanzo sono da tenere d’occhio due figure: Kalia, un ragazzo che fugge da un padrone cattivo, e Miu, una gatta che poi è anche quella che idealmente campeggia sulla copertina del libro. Grazie a Perišić capiremo molte cose. Per esempio la nascita dell’Europa.

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Questo articolo è uscito sul numero 1632 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati