Per Motokuni Takaoka sarebbe il colmo se qualcosa gli facesse perdere il sonno. La sua azienda, la Airweave, vende materassi e biancheria da letto. Dal 2012 rifornisce le squadre olimpiche di Giappone, Stati Uniti, Francia, Germania, Cina e Australia, ed è uno degli sponsor ufficiali delle Olimpiadi di Tokyo 2020.

Fondata del 2007, la Airweave ha realizzato un materasso speciale a tre sezioni, ribaltabile e riposizionabile in base alle esigenze di ciascun atleta che alloggerà al villaggio olimpico. Il materasso è prodotto con scarti di filo da pesca: è leggero, riciclabile e, cosa più importante per le prime Olimpiadi rinviate per una pandemia, facilmente lavabile. “Buoni per il corona”, dice Takaoka.

Con il rinvio dei giochi olimpici al 2021, diecimila materassi attendono nel villaggio olimpico disabitato di Harumi, nella zona est di Tokyo, mentre altri ottomila sono stoccati nei magazzini della Airweave. I materassi possono essere fusi e riusati o donati a progetti di edilizia popolare, ma i piumoni con il logo di Tokyo 2020 non si potranno rivendere per via delle severissime restrizioni del Comitato olimpico internazionale (Cio), l’organismo di governo delle Olimpiadi con sede a Losanna. La cerimonia di apertura, originariamente prevista per il 24 luglio, avrebbe dovuto svolgersi pochi giorni dopo il sessantesimo compleanno di Takaoka, che aveva deciso di andare in pensione subito dopo. “Ora mi tocca aspettare”, dice l’imprenditore, che ha investito cinquanta milioni di dollari in dieci anni nello sviluppo dei suoi prodotti.

Sabbie mobili

Il fantasma delle Olimpiadi del 2020 aleggia su Tokyo. Nuovi stadi, stazioni ferroviarie, terminal aeroportuali e condomini sono pronti ad accogliere migliaia di atleti e spettatori che non si presenteranno prima di un anno. In Giappone i preparativi per i giochi vanno avanti da sei anni e sono costati almeno 12 miliardi di dollari. Ora, però, le amministrazioni locali e le imprese grandi e piccole si stanno rendendo conto che sarà impossibile recuperare completamente l’investimento e che il grande spettacolo di Tokyo 2020 sarà ridimensionato.

Questa incertezza – che giochi saranno? Ed è certo che si faranno? – ha impedito agli sponsor e alle aziende che speravano di fare profitti grazie all’evento di pianificare le loro attività, lasciandoli nel dubbio se continuare a investire o no nel pieno di una crisi economica. “Per ora il nostro obiettivo è riuscire a sopravvivere fino alla fine dell’anno”, dice un portavoce della compagnia aerea All Nippon Airways, uno sponsor che aveva puntato sul turismo legato alle Olimpiadi e che ha dovuto fare i conti con i gravi danni che la pandemia ha causato a tutto il settore. “Non possiamo permetterci di pensare alle Olimpiadi”.

Secondo un sondaggio di giugno, più della metà degli abitanti di Tokyo è favorevole a rinviare i giochi olimpici oltre il 2021 o ad annullarli

Anche prima che esplodesse la pandemia, alcuni aspetti di Tokyo 2020 lasciavano perplessi. Nel quartiere di Taitō l’amministrazione locale ha potenziato le infrastrutture. Anche se non ci sono impianti olimpici, il quartiere era sul percorso previsto per la maratona: i corridori sarebbero dovuti passare per il tempio di Kannon di Asakusa, una famosa meta turistica. Le autorità locali, quindi, hanno lavorato per rendere le strutture dell’area accessibili agli spettatori e agli atleti disabili, e hanno investito in pavimentazioni termoisolanti in vista della torrida estate di Tokyo.

Poi, il 16 ottobre, il presidente del Cio Thomas Bach ha annunciato di punto in bianco che la maratona era stata spostata da Tokyo all’isola di Hokkaidō, nel nord del paese, per evitare il caldo, che nella capitale ad agosto può superare i 40 gradi. La governatrice di Tokyo, Yuriko Koike, ha fatto sapere che è stata “una decisione non concordata”. Nella prefettura di Fukushima, la cerimonia di passaggio della fiaccola olimpica avrebbe dovuto avvenire il 26 marzo, ma è stata annullata con appena due giorni di preavviso. L’amministrazione locale ha dovuto pagare un risarcimento di 250 milioni di yen (2,3 milioni di dollari) ai fornitori incaricati degli allestimenti e della sicurezza.

Dopo settimane di tentennamenti, il 24 marzo i giochi sono stati ufficialmente rinviati al 2021. Il 7 aprile il governo giapponese ha dichiarato lo stato d’emergenza in quasi tutto il paese. Di punto in bianco, molte aziende che avevano puntato su un balzo dei fatturati si sono ritrovate di fronte alla realtà di un’economia chiusa e di un turismo in caduta libera.

A Tokyo, Itatsu (non ha voluto essere citato con il suo nome per esteso), truccatore e parrucchiere, si preparava a un’estate piena di lavoro. Tra le sue clienti ci sono modelle e celebrità, e Itatsu sperava di approfittare dell’aumento di campagne e spot pubblicitari legati alle olimpiadi. “Fino a marzo tutti i miei colleghi non facevano che parlare dei giochi olimpici”, dice. “C’era un’atmosfera di grande aspettativa. Avevamo un sacco di lavoro tra spot, campagne pubblicitarie ed eventi legati alle Olimpiadi”. Dopo l’annuncio del rinvio e la dichiarazione dello stato d’emergenza, Itatsu non ha lavorato per due mesi.

Per alcune aziende, la pandemia e il rinvio dei giochi sono stati il colpo di grazia. Nel quartiere di Asakusa, frequentatissimo dai turisti, il negozio di Shigemi Fuji, che da 135 anni vende pane e riso, sta per chiudere definitivamente. “Ho dovuto buttare via metà delle scorte perché non ci sono abbastanza turisti”, spiega. Fuji è anche il presidente della federazione del turismo di Asakusa, che ha ospitato diversi workshop per gli addetti del settore su come usare le app di traduzione per accogliere i turisti durante i giochi. “Le Olimpiadi sono solo un evento una tantum, ma la mia speranza era che i visitatori spargessero la voce e ne attirassero altri”, osserva Fuji. “Sono molto deluso”.

Ci sono storie simili in tutto il paese. A Fukushima, devastata dallo tsunami del 2011 e dal disastro nucleare, i giochi avrebbero dovuto rappresentare un’occasione di “rinascita”. Daisuke Shimizu, un allevatore e produttore di latte, ha speso un milione di yen per la certificazione di sicurezza dei suoi prodotti destinati al villaggio olimpico. Molti altri hanno fatto lo stesso, sperando di lasciarsi alle spalle le preoccupazioni sulla contaminazione da radiazioni. Hanno aspettato 18 mesi per ottenere la certificazione, e poco dopo le Olimpiadi sono state rinviate. “È stata una grande delusione”, dice Shimizu. “Spero solo che nel 2021 i giochi si faranno così potrò sfruttare la mia occasione”.

Toshikatsu Ogatsu, presidente della Japan Hanabi Association (associazione dei produttori di fuochi d’artificio) e direttore dell’azienda Marutamaya, spiega che la cerimonia di apertura avrebbe offerto a decine di artigiani l’opportunità di mostrare il loro lavoro. “Volevamo creare il più grande spettacolo pirotecnico mai visto prima. Eravamo tutti onoratissimi di poter partecipare a questo evento”, dice Ogatsu. Alla fine, però, molti festival di fuochi d’artificio sono stati annullati per contenere la diffusione del virus. L’azienda di Ogatsu ha registrato un calo delle vendite del 90 per cento. Molti artigiani e aziende minori sono stati duramente colpiti e non è chiaro fino a che punto le Olimpiadi “semplificate” gli permetteranno di recuperare le perdite.

Lo schermidore Ryo Miyake si allena sul tetto di un edificio a Tokyo, 11 maggio 2020 (Philip Fong, Afp/Getty Images)

Anche se i dettagli non sono ancora noti, Toshiro Muto, amministratore delegato del Comitato organizzatore dei giochi olimpici e paralimpici di Tokyo, ha detto che l’organizzazione sta valutando più di duecento ambiti ed eventi che saranno semplificati. Probabilmente molti ex campioni non saranno invitati, il numero degli spettatori sarà limitato e le delegazioni nazionali ridimensionate. Anche la cerimonia di apertura potrebbe svolgersi in forma ridotta, senza la tradizionale parata degli atleti. A luglio Bach ha detto ai giornalisti che la riduzione del numero degli spettatori è “una delle ipotesi che dobbiamo valutare”. Il comitato organizzatore riconosce la difficoltà di selezionare gli spettatori da ammettere negli stadi e quelli da rimborsare, ma al momento la chiusura totale al pubblico è fuori discussione. “Chiaramente fare le Olimpiadi a porte chiuse non è quello che vogliamo”, ha detto Bach.

Viste le difficoltà logistiche – e i vantaggi tutti da dimostrare – di un’edizione in scala ridotta, qualcuno propone semplicemente di annullare la manifestazione, anche perché l’opinione pubblica sembra stanca. Secondo un sondaggio di fine giugno dell’agenzia Kyodo, più della metà degli abitanti di Tokyo è favorevole a rinviare i giochi oltre il 2021 o ad annullarli. I due motivi principali sono la preoccupazione per la sicurezza sanitaria e l’aumento dei costi per i contribuenti.

A luglio, durante la campagna elettorale per le amministrative di Tokyo, il candidato indipendente Kenji Utsunomiya ha appoggiato l’idea di annullare le Olimpiadi, ma è stato travolto dalla governatrice in carica Koike, confermata con una maggioranza schiacciante. Dopo la rielezione, Koike ha ribadito che le Olimpiadi saranno “un simbolo del mondo che si unisce per superare questa difficile prova, e del rafforzamento dei legami tra i popoli”. Il rinvio aumenterà l’onere finanziario per il governo della città di Tokyo, che ha già speso molto per contrastare la pandemia. Quest’anno in Giappone la spesa pubblica e l’emissione di obbligazioni hanno segnato livelli record, e il governo della capitale ha già speso quasi il 95 per cento dei suoi 935 miliardi di yen (7,5 miliardi di euro) di fondi per le emergenze.

Ad aprile gli organizzatori di Tokyo 2020 e l’ufficio del primo ministro si sono scontrati con il Cio dopo che il sito web del comitato ha pubblicato un articolo in cui si sosteneva che Abe aveva impegnato il Giappone ad assumersi i costi aggiuntivi del rinvio dei giochi. Il Cio ha stanziato più di cento milioni di dollari per aiutare i comitati olimpici nazionali e gli atleti a sostenere i costi del rinvio. Nessuna quota, però, è stata destinata al comitato organizzatore di Tokyo 2020. All’inizio di settembre il Cio e il governo giapponese hanno dichiarato che le Olimpiadi si terranno “a ogni costo”. Ma se i giochi dovessero essere annullati, il comitato organizzatore potrebbe ritrovarsi a dover rimborsare il Cio. Questo, infatti, versa al comitato della città ospitante un contributo di 800 milioni di dollari ricavato dall’incasso dei diritti radiotelevisivi, che sarebbe “soggetto a rimborso totale o parziale in caso di cancellazione totale o parziale dei giochi”.

L’arrivo della fiaccola olimpica dalla Grecia, Higashimatsushima, Giappone, 20 marzo 2020 (Philip Fong, Afp/Getty Images)

Soldi irrecuperabili

Ovviamente l’idea di cancellare le Olimpiadi è molto impopolare tra chi ha già investito tanto in previsione dell’evento. Nel municipio di Kōtō, che ospita ben dieci impianti olimpici – più di qualsiasi altro distretto della capitale – il sindaco Takaaki Yamazaki sostiene che organizzare i giochi il prossimo anno sarà difficile. L’amministrazione ha stanziato 2,5 miliardi di yen per i lavori pubblici e gli eventi collegati alle Olimpiadi, e Yamazaki teme che se i giochi saranno cancellati i fondi andranno sprecati. “So che le amministrazioni locali non hanno voce in capitolo e che dobbiamo adeguarci a qualunque cosa deciderà il Cio. Non importa quanto tempo ci vorrà, i giochi si faranno a Tokyo”.

“Molti sono favorevoli alla cancellazione perché non sanno quanto costerebbe”, osserva Soji Samikawa, capo dell’ufficio delle Olimpiadi della Keidanren, l’influente confederazione industriale giapponese, di cui fanno parte molte grandi aziende che hanno lavorato anni e investito milioni di dollari per portare i giochi in Giappone.

Senza riserve

Guidate dal colosso della pubblicità Dentsu, le imprese giapponesi hanno appoggiato le Olimpiadi senza riserve. Ben 62 aziende hanno sponsorizzato i giochi a livello locale, versando più di tre miliardi di dollari nelle casse di Tokyo 2020 – quasi tre volte il record precedente – in cambio dello sfruttamento dei diritti di marketing per sei anni. Questa cifra non comprende il contributo della Toyota Motor, uno dei 14 partner mondiali del Cio. L’accordo di otto anni con la Toyota, firmato nel 2015, vale più di 800 milioni di dollari.

Secondo Takaoka, la sua azienda sarà la più piccola a sponsorizzare l’evento. La Airweave è uno degli sponsor di seconda fascia delle Olimpiadi, gli official partner, che vengono subito dopo i gold partner e prima degli official supporter.

Per il privilegio di usare queste etichette, gli official partner (tra cui anche il gruppo Nikkei) versano una quota annuale di almeno un miliardo di yen. È un investimento non trascurabile per una società come la Airweave, che nel 2019 e nel 2018 ha fatturato rispettivamente 16,4 miliardi e 14,4 miliardi di yen. La partnership è un giusto riconoscimento per gli anni in cui la Airweave ha sostenuto gli atleti olimpici in silenzio. “Ci vogliono molta energia e molto tempo” per sviluppare materassi di livello olimpico, dice Takaoka. Tra i 15 sponsor gold, che ufficialmente pagano 128 milioni di dollari a testa per lo sfruttamento pluriennale dei diritti di marketing, ci sono i colossi Fujitsu, Asahi Breweries, Asics, Canon, due delle tre più grandi banche giapponesi e l’impresa edile Mitsui Fudosan, che ha costruito il villaggio olimpico.

Da sapere
Spese straordinarie
Soldi versati dalle aziende nazionali sponsor dei giochi, milioni di dollari (Fonti: Comitato olimpico internazionale, Nikkei Asian Review research)

Il rinvio delle Olimpiadi ha fiaccato non solo l’entusiasmo di alcuni sponsor, ma anche l’idea stessa del cosiddetto Japan Inc., il sistema di legami tra classe politica, burocratica e imprenditoriale che hanno reso possibile la grande crescita economica del dopoguerra. La colpa è soprattutto della mancanza di trasparenza degli organizzatori e del governo. I principali sponsor e sostenitori dei giochi sono stati spesso lasciati all’oscuro, le decisioni importanti sono state prese a porte chiuse. Perfino la Keidanren ha saputo del rinvio dei giochi ascoltando la conferenza stampa del primo ministro Shinzō Abe.

“Tipico dell’amministrazione Abe”, osserva Mieko Nakabayashi, docente di scienze politiche all’università Waseda, riferendosi alla leadership accentratrice del primo ministro, che ha appena dato le dimissioni per motivi di salute. Negli ultimi mesi Abe ha preso altre decisioni unilaterali, come la chiusura improvvisa delle scuole e la distribuzione di mascherine a tutte le famiglie a marzo. “Nella pubblica amministrazione nessuno sapeva niente, solo i suoi collaboratori più stretti erano informati”, dice Nakabayashi.

Da sapere
I giochi si faranno anche senza il vaccino

◆ L’8 settembre Toshiro Muto, l’amministratore delegato del comitato organizzatore delle Olimpiadi di Tokyo 2020, ha assicurato che i giochi si svolgeranno nel 2021 anche se nel frattempo non sarà stato trovato un vaccino. Tre giorni dopo il ministro per le Olimpiadi, Seiko Hashimoto, ha confermato che i giochi si terranno “a ogni costo”. Anche la governatrice di Tokyo, Yuriko Koike, ha ribadito l’importanza di non rinviare ulteriormente l’evento. Secondo un sondaggio di luglio, più della metà delle 13mila aziende giapponesi interpellate vorrebbe che le Olimpiadi fossero rimandate di un altro anno. “Nelle prossime settimane ci saranno importanti discussioni per mettere a punto le misure da adottare contro la pandemia, ma è ancora presto per dire quali passi si faranno”, ha detto il 10 settembre il presidente del Comitato olimpico internazionale (Cio) Thomas Bach. Gli organizzatori pensano a un evento in versione ridotta e il Cio ha escluso che i giochi possano essere rimandati a dopo il 2021. Bach ha aggiunto che gli atleti dovranno adeguarsi alle richieste del Cio, come quella di osservare la quarantena una volta arrivati in Giappone o lasciare il paese subito dopo la loro gara. Il Cio sta anche discutendo le misure da adottare per le Olimpiadi invernali di Pechino del 2022.

Kyodo News, Afp


Secondo alcune fonti, c’è stato solo un incontro tra il comitato Tokyo 2020 e le aziende partner che si è tenuto a giugno, subito dopo la revoca dello stato di emergenza per il coronavirus. Sponsor e fornitori non hanno ricevuto indicazioni dal comitato organizzatore su come saranno le Olimpiadi in versione ridotta o su quali saranno le ricadute dal punto di vista degli investimenti.

Anche se il comitato ha formato un fronte compatto con gli sponsor, le aziende sono sempre più preoccupate di dover pagare una quota aggiuntiva per continuare a essere sponsor fino al 2021. Estendere di un anno i diritti di commercializzazione di Tokyo 2020, che scadono il 31 dicembre, creerebbe una sovrapposizione con la campagna promozionale francese per le Olimpiadi di Parigi 2024. “Il problema della quota extra è molto complicato”, spiega Soji Samikawa della Keidanren. “Il ridimensionamento degli eventi olimpici potrebbe far diminuire i costi. Ma serve un piano per questo ridimensionamento, altrimenti le aziende non possono giustificare la quota extra davanti all’assemblea degli azionisti”, aggiunge. Piegate dalla frenata dell’economia dovuta alla pandemia, le aziende avrebbero difficoltà a sborsare un altro miliardo di yen – o più – per un evento che, alla fine, potrebbe essere cancellato.

Tagli e chiusure

Il Giappone stava già scivolando nella recessione prima che la pandemia bloccasse molte attività, e il peggio deve ancora arrivare. Per contenere i costi, i gruppi finanziari Sumitomo e Mizuho, due sponsor gold, hanno annunciato piani di razionalizzazione o di chiusura delle filiali bancarie, il taglio di migliaia di posti di lavoro, l’abolizione degli scatti salariali automatici e l’abbassamento dei contributi pensionistici. Per altre aziende, il danno economico è direttamente collegato alle decisioni del comitato. Tokyo 2020 non ha ancora avviato le trattative con l’Imperial hotel di Tokyo per saldare i conti di quest’anno. L’hotel a cinque stelle, che si trova nel quartiere Hibiya, aveva bloccato seicento delle sue 931 camere per ospitare alti funzionari e ospiti del Cio per tutta la durata dei giochi. Un portavoce di Tokyo 2020 ha detto: “A causa del rinvio dei giochi, stiamo chiedendo la collaborazione delle strutture ricettive per spostare le prenotazioni delle camere dal 2020 al 2021”. Il termine ultimo per liberare le camere senza incorrere in penali era scaduto prima del 24 marzo, quando è stato annunciato il rinvio. Sulla base dei prezzi ufficiali, Tokyo 2020 dovrebbe risarcire 15 milioni di dollari, una cifra significativa per una struttura dipendente dal turismo che ad aprile e maggio, durante lo stato di emergenza, ha avuto il 97 per cento di prenotazioni in meno rispetto a solito.

Prima dell’annuncio di marzo, gli sponsor avevano sperato in un rinvio al 2022, pensando che entro due anni un vaccino contro il coronavirus sarebbe stato trovato. Altrimenti i giochi dovranno fare i conti con il rischio di contagi tra gli spettatori e tra i partecipanti. “Lo svolgimento delle Olimpiadi non è legato allo sviluppo di un vaccino”, ha detto Toshiaki Endo, parlamentare del Partito liberaldemocratico e uomo di fiducia di Yoshiro Mori, presidente di Tokyo 2020. “Abbiamo bisogno di queste Olimpiadi per rivitalizzare l’economia”.

Posticipare al 2022 provocherebbe tra l’altro una sovrapposizione con i giochi invernali di Pechino. Le Olimpiadi estive e invernali sono state separate dopo il 1992 a causa della proliferazione del numero degli eventi, che stavano mettendo in difficoltà gli sponsor e le emittenti televisive.

Takaoka, l’amministratore delegato della Airweave, ha gli occhi puntati su Pechino 2022. “Non siamo come gli atleti, che hanno solo una o due possibilità alle Olimpiadi”, dice. “Se i giochi non si terranno il prossimo anno, vorrà dire che lavoreremo a quelli successivi”. Il suo ottimismo non è condiviso dagli altri sponsor nazionali, per cui le Olimpiadi sono un’opportunità irripetibile. “Per noi il 2021 sarà l’ultima possibilità”, dice Samikawa della Keidanren. ◆ fas

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Questo articolo è uscito sul numero 1376 di Internazionale, a pagina 48. Compra questo numero | Abbonati