I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana la freelance norvegese Eva-Kristin Urestad Pedersen.

La scelta di un bordello come ambientazione principale di un racconto sulla caduta del fascismo e della lotta al nazifascismo è forse la cosa che mi è piaciuta di più del libro di Barbara Cagni. L’ho trovata non solo originale, ma anche determinante per quello che è lo scopo della scrittrice, cioè raccontare quei mesi così difficili e così cruciali per l’Italia volgendo il punto di vista al femminile, affiancando la lotta per la libertà dai totalitarismi a quella per la libertà della donna. Quale luogo può essere più simbolicamente potente di un bordello dove le donne che ci abitavano e lavoravano erano anche etichettate con una tessera che effettivamente gli impediva di trovarsi un altro lavoro? Purtroppo, questa angolazione femminista è forse troppo insistita e troppo dominante rispetto al drammatico sfondo degli eventi. Dico “purtroppo” perché con più moderazione nel mettere in evidenza determinate idee (a mio parere portare questa moderazione è anche compito dell’editore), L’alba della nostra libertà, che già è un bel romanzo, avrebbe potuto diventare bellissimo, e probabilmente molto più convincente anche sul piano ideologico. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1639 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati