I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana la freelance norvegese Eva-Kristin Urestad Pedersen.
Il secondo romanzo di Roberta Recchia parte dalla stessa tragedia che l’autrice ha descritto nel suo libro di esordio, Tutta la vita che resta, ma non si tratta di un sequel. Io che ti ho voluto così bene è la storia di alcuni personaggi che nel primo romanzo erano rimasti ai margini. Ancora una volta Recchia riesce a farci sentire sulla nostra pelle quello che provano i suoi personaggi e anche stavolta non ho nessun problema a raccomandare il suo romanzo a chiunque ama leggere. È un libro scritto nel migliore dei modi, facile da aprire ma molto difficile da chiudere. Ciò non toglie che, a mio parere, ci sono delle mancanze. La prima è che è un romanzo di un’altra epoca, in cui i telefonini non esistevano e i giovani facevano l’amore solo dopo i diciotto anni. È chiaramente una scelta ben precisa, ma forse toglie un po’ di potenzialità al racconto. L’altra, più importante, è che si tratta di una storia sentimentale che permette al lettore di vivere intensamente ogni momento grazie alla bravura della scrittrice, ma che finisce quando si arriva all’ultima pagina. Non ho imparato nulla, non ho visto il mondo con occhi diversi, ho solo condiviso le emozioni di persone che, per quanto sembrino reali, rimangono personaggi di un romanzo. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1621 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati