Il Partito liberaldemocratico (Pld) al governo in Giappone è in crisi a causa di uno scandalo di fondi illeciti esploso nel dicembre 2023. La vicenda ha fatto precipitare la fiducia dell’opinione pubblica nell’esecutivo di Fumio Kishida e nel Pld e ha sconvolto il sistema delle correnti politiche all’interno del partito. È improbabile che Kishida sopravviva politicamente oltre settembre, quando scade il suo mandato alla guida del Pld.

Lo scandalo riguarda la raccolta di fondi non dichiarati e intascati dalle correnti interne al partito. Si parla di almeno 970 milioni di yen (5,9 milioni di euro) tra il 2018 e il 2022, accumulati in larga misura dalla corrente dell’ex primo ministro Shinzō Abe. Poiché il reato cade in prescrizione dopo cinque anni, le entrate non dichiarate prima del 2018 sono escluse dall’indagine.

I membri di una corrente del Pld di solito stabilivano una quota da incassare con la vendita dei biglietti durante le raccolte fondi. Oltre quella cifra, gli incassi andavano ai singoli parlamentari o finivano in un fondo a disposizione della corrente. La pratica non è illegale ma i soldi raccolti durante questi eventi devono essere dichiarati e spesi secondo regole precise. Per esempio, è obbligatorio segnalare qualsiasi acquisto di biglietti superiore ai 200mila yen (1.217 euro) all’anno. Secondo una persona che ha lavorato trent’anni con un parlamentare della corrente di Abe, l’esistenza di “fondi nascosti” è “inevitabile”. A suo dire, i politici avevano bisogno di sostenere spese elettorali non previste dal regolamento, per esempio banchetti e tour in autobus offerti a sostenitori influenti. Queste pratiche sono state criticate dall’opposizione come una forma di voto di scambio.

Il 14 dicembre 2023 Kishida ha cercato di contenere i danni con un rimpasto di governo, sostituendo i ministri della corrente di Abe, che negli ultimi 25 anni ha espresso cinque primi ministri del Pld su otto dominando sul partito e sulla politica giapponese. L’iniziativa del premier però non ha avuto effetti sull’opinione pubblica. Un sondaggio del Mainichi Shimbun a metà dicembre ha rilevato un crollo nei consensi del governo Kishida, finito al 16 per cento, a fronte di un tasso di disapprovazione schizzato al 79 per cento, la percentuale più alta mai registrata. Le cose sono peggiorate a gennaio, quando la procura ha incriminato dieci persone, fra cui tre parlamentari della corrente di Abe che hanno ricevuto ciascuno più di 30 milioni di yen (183mila euro) in entrate non dichiarate, oltre a collaboratori e contabili delle varie correnti.

I partiti all’opposizione chiedono spiegazioni alle commissioni parlamentari per l’etica politica. Poiché però questi sono di fatto privi di potere e l’opposizione continua a essere debole e divisa, finora è stato poco più che un esercizio di spettacolo politico.

In una posizione impossibile

Kishida sembra essere in una posizione impossibile: da un lato cerca di non alienarsi il sostegno della vecchia guardia del Pld che ha contribuito a portarlo al vertice, dall’altro deve rispondere alle richieste di riforme sostanziali avanzate dall’opinione pubblica.

Dietro le quinte sta prendendo piede una corsa a sostituirlo dagli esiti incerti, in cui il vicepresidente del Pld Taro Aso e l’ex primo ministro Yoshihide Suga potrebbero essere determinanti. Si dice che Suga sostenga alcuni candidati riformisti tra cui Taro Kono, ministro dell’economia digitale, e Shigeru Ishiba, ex ministro della difesa, per risollevare l’immagine del partito. Ishiba, che si è candidato già quattro volte alla guida del partito, è il favorito dall’opinione pubblica come prossimo primo ministro. È però impopolare tra altri dirigenti del Pld, e questo ne indebolisce le possibilità. Aso sostiene tra i suoi candidati favoriti la ministra degli esteri Yoko Kamikawa, che sta crescendo nei consensi.

L’esito della corsa alla guida del governo dopo Kishida sarà determinante per capire se le correnti rinasceranno con un nuovo nome o saranno effettivamente abolite, e valutare la serietà con cui si vorrà riformare il sistema del finanziamento alla politica. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1554 di Internazionale, a pagina 29. Compra questo numero | Abbonati