Un’indagine pubblicata su The Bmj evidenzia una nuova minaccia all’integrità della ricerca medica: la presenza di “partecipanti impostori” negli studi clinici. Si tratta di persone che falsificano i propri dati o di soft­ware che simulano il comportamento umano, un fenomeno in crescita con il reclutamento online dei volontari. Su 23 studi analizzati, 18 presentavano casi di questo tipo, con percentuali tra il 3 e il 94 per cento. Le motivazioni variano dal guadagno economico alla curiosità, fino al sabotaggio. Le conseguenze sono serie: dati distorti e risultati inattendibili possono compromettere le decisioni terapeutiche. Le riviste dovrebbero adottare controlli d’identità più rigorosi, ma anche riconoscerne i limiti, conclude The Bmj.

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Questo articolo è uscito sul numero 1637 di Internazionale, a pagina 97. Compra questo numero | Abbonati