D’Angelo, cantante e polistrumentista che ha ridefinito l’rnb moderno, è morto a 51 anni di cancro al pancreas. Da sempre piuttosto schivo, nei mesi scorsi non aveva mai parlato delle sue condizioni di salute. Michael Eugene Archer, questo il suo vero nome, era nato nel 1974 a Richmond, in Virginia, ed era figlio di un predicatore pentecostale. Da ragazzo ha assorbito le lezioni spirituali del gospel e il funk di Prince. Con Brown sugar (1995) D’Angelo fonde soul, rnb e hip-hop, inaugurando il movimento neo soul: una musica sensuale, costruita su groove elastici. Ma è con Voodoo (2000) che trova il suo linguaggio definitivo. Registrato con il collettivo Soulquarians agli Electric Lady Studios di New York, il disco esplora territori psichedelici e liberi. Dopo anni di silenzio e crisi personali, nel 2014 D’Angelo era tornato a sorpresa con l’album Black messiah, un’opera politica e visionaria. Il disco, pubblicato in piena tensione razziale negli Stati Uniti, fondeva funk, rock e spiritualità afroamericana. D’Angelo rifiutava l’etichetta di neo soul e preferiva parlare di musica nera. L’anno scorso aveva pubblicato un brano di nove minuti con Jay-Z per la colonna sonora del film Il vangelo secondo Clarence, e il cantautore e collaboratore Raphael Saadiq aveva dichiarato che il cantante era al lavoro su un nuovo album. D’Angelo aveva anche annunciato un concerto per il maggio del 2025 ma era stato costretto ad annullarlo per motivi di salute. Sheldon Pearce, Npr
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Questo articolo è uscito sul numero 1636 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati