Nel suo elegante debutto, la regista slovena Urška Djukić reinventa lo stereotipo del risveglio sessuale di una ragazza cattolica. E, se ce ne fosse il bisogno, fornisce l’ennesima prova che nessun insegnante al mondo può essere crudele e violento come quello di musica. Così dopo J.K. Simmons in Whiplash e Isabelle Huppert nella Pianista, ora c’è Saša Tabaković nei panni di un esigente e pericoloso maestro, direttore di un coro formato da ragazze talentuose e vulnerabili. Lucija (l’esordiente Jara Sofija Ostan) è una timida sedicenne che, con la sua migliore amica, Ana-Marija (Mina Švajger), sexy, mondana e volubile, fa parte del coro della sua scuola cattolica. Il coro parte per un viaggio di una settimana oltre il confine, in Italia. Con grande irritazione del direttore, vicino al convento che ospita il coro, ci sono dei lavori in corso che disturbano le prove. Le ragazze guardano sognanti gli uomini seminudi impegnati nei lavori e, la sera, ci sono molti giochi della bottiglia e di penitenze. E poi c’è un fatidico incontro tra Lucija e il maestro del coro, e una sorta di epifania finale ci trasporta enigmaticamente alla fase successiva della vita di Lucija. Un film avvincente, interpretato in modo eccezionale.
Peter Bradshaw, The Guardian
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Questo articolo è uscito sul numero 1635 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati