A big bold beautiful journey può far pensare a un film di Charlie Kaufman con gli angoli indisciplinati un po’ smussati e un’ambientazione concettuale di amore e vita adattata a una tela più gradevole e commerciale. Ma il film di Kogonada ci catapulta con troppo entusiasmo nel realismo magico prima di stabilire interessi emotivi, regole o un’idea dei protagonisti. Possiamo intuire che David (Farrell) sia perso e stanco, e che Sarah (Robbie) sia distrutta e irritabile, prima che il loro incontro forzato e carino dia il via a un’avventura multidimensionale. Ma non è mai del tutto chiaro quale sia il senso di tutta questa stravaganza o perché dovremmo tifare per Sarah e David. Verso la fine il film cerca tardivamente sostanza, si concentra su Sarah e David: la loro catarsi individuale è destinata a riportarli alla loro storia d’amore. Un viaggio audace e meraviglioso del quale ci rendiamo conto che manca una mappa.
Brandon Yu, The New York Times
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Questo articolo è uscito sul numero 1634 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati