Il film di Ben Hania ha infiammato la Mostra del cinema di Venezia. Racconta il calvario di una bambina di sei anni, uccisa a Gaza nel 2024 dall’esercito israeliano. Con sorprendente audacia, la regista tunisina ha usato le registrazioni della voce della bambina al telefono, ricostruendo il dramma dei soccorritori che le risposero. Qualcuno ha criticato l’idea della regista di mescolare realtà e finzione. Ma la sua è una provocazione, sconsiderata e spietata. Afferra a due mani uno dei temi più rilevanti dei nostri tempi e ce lo mette sotto il naso. Tra vent’anni non ci sarà nessun dibattito sull’opportunità di raccontare questa storia in una docufiction. Perché non farlo ora? Un’opera feroce e veemente.
Peter Bradshaw, The Guardian
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Questo articolo è uscito sul numero 1631 di Internazionale, a pagina 89. Compra questo numero | Abbonati