La corte costituzionale romena ha emesso una sentenza che rende meno rigorose le regole sulla trasparenza finanziaria dei politici e dei funzionari pubblici. In particolare è stato annullato l’obbligo di rendere pubbliche la dichiarazioni sulla situazione patrimoniale e i beni posseduti. D’ora in poi queste informazioni dovranno essere condivise solo con gli ispettori dell’Ani, l’agenzia nazionale per l’integrità. In Romania la corruzione è un problema serio, e la decisione è stata accolta da diverse critiche. “Adesso chi controllerà centinaia di migliaia di dichiarazioni? Finché erano pubbliche, i giornalisti potevano analizzarle e scoprire frodi o incongruenze tra entrate e spese. Questa sentenza ci riporta ai tempi dell’arricchimento facile, quando le gare d’appalto erano una formalità e i fondi illeciti venivano intestati a figli, mogli, madri e zie”, scrive la versione romena di Deutsche Welle.
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Questo articolo è uscito sul numero 1617 di Internazionale, a pagina 27. Compra questo numero | Abbonati