Chetna Maroo (David Levenson, Getty)

Il primo romanzo di Chetna Maroo comincia pochi giorni dopo il funerale della madre dell’undicenne Gopi. Lei e le due sorelle più grandi rimangono sole con il padre. Gopi si allena a squash tutti i giorni al Western lane, un centro sportivo poco fuori Londra. Il romanzo finisce con la protagonista che gioca la finale del torneo di Durham e Cleveland. L’arco narrativo sembra quello del tipico film di Hollywood: tragedia, dura prova sportiva, possibile trionfo. Ad aumentare la pressione sulla ragazzina ci sono un padre, incapace di esprimere le sue emozioni e ossessionato dallo squash, e la timorosa zia Ranjan. C’è anche un innamorato, Ged, la cui madre interviene al momento giusto della trama (ma sbagliato per Gopi). Tutto considerato ci si potrebbe aspettare che T sia un romanzo un po’ didascalico, ma non lo è affatto. È il lavoro di un’autrice che sa quello che fa e che è particolarmente brava a farlo. Gopi è capace di interpretare le sfumature più tenui delle vite interiori degli adulti che la circondano: l’incapacità del papà di aggiustare un termosifone, i grandi che parlano a bassa voce di sera in giardino o un bicchiere di chaas rovesciato. Capisce che la zia Ranjan e lo zio Pavan, che non hanno avuto figli, vorrebbero che lei andasse a vivere da loro a Edimburgo. Papà sembra distratto. E Gopi non è certa che alla fine lui non accetti. Con la perdita della madre, Gopi diventa sempre più fisica sul campo da squash: è attenta alla posizione dei piedi, alla curvatura del braccio e a quanto riesce a mantenersi vicina alla “T” che delimita il centrocampo. Chetna Maroo ha un grande talento nel rendere la complessità emotiva della sua protagonista attraverso dettagli fisici. Prima del torneo sua sorella Mona spende i soldi che si era guadagnata per comprarle una racchetta nuova. È di metallo e non di legno, come le racchette preferite dal padre. Il papà, dall’esterno, sembra felice anche se “il suo corpo e i suoi occhi” rivelano a Gopi che l’uomo è in cerca di qualcosa che lei non può dargli e lei sa che questo lo fa sentire vulnerabile. Per vincere deve ricordare ciò che lui le ha insegnato e andare oltre quel poco che lui riesce a esprimere. Durante una gara sportiva e sotto pressione Gopi scopre finalmente un posto dove nessuno le mette fretta e in cui, se vuole, riesce a pensare.
Caleb Klaces,
The Guardian

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Questo articolo è uscito sul numero 1561 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati