La musica dei Mogwai si evolve in modo naturale. Nei 17 anni passati tra i volumi altissimi di Mogwai fear Satan (1997) e gli scenari elettronici di Rave tapes (2014) c’è una bella distanza. Con il passare degli anni è diventato difficile accostare la band scozzese a un solo genere. L’atmosfera dei loro brani è sempre riconoscibile, ma sono i piccoli dettagli a cambiare: gli spazi tra i crescendo, il respiro dopo i boati. Di recente il gruppo ha sperimentato anche una scrittura più pop: Richie Sacramento, il secondo singolo del loro decimo album, è un esempio esplicito. E dimostra che, se lo volessero, i Mogwai potrebbero tranquillamente fare un disco con chitarrine ovattate e ritornelli orecchiabili. Pezzo dopo pezzo, As the love continues sembra un riepilogo della carriera e delle migliori qualità della band. Ed è rassicurante sapere che il gusto per il dramma dei Mogwai è ancora intatto, come dimostra lo splendido brano finale, That’s what I want to do, mum, una meraviglia onirica che si schiude lentamente. Jeff Terich, Treblezine

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Questo articolo è uscito sul numero 1397 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati