Il 13 novembre il parlamento pachistano ha approvato una controversa riforma costituzionale, definita dall’opposizione “il colpo di grazia alla democrazia”, che garantisce tra le altre cose al presidente e al capo dell’esercito l’immunità a vita.

L’emendamento costituzionale, approvato a maggioranza dei due terzi dall’assemblea nazionale e dal senato, amplia inoltre i poteri del capo dell’esercito e limita il ruolo e l’indipendenza della corte suprema, la più alta giurisdizione del paese.

Considerato l’istituzione più potente del Pakistan, l’esercito ha governato il paese per quasi metà della sua storia dopo l’indipendenza, ottenuta nel 1947. Ancora oggi è spesso accusato d’interferire nelle questioni politiche.

Il testo, promulgato dal presidente Asif Ali Zardari, prevede la creazione di una nuova carica di “capo delle forze di difesa”, attribuita al capo di stato maggiore dell’esercito Asim Munir, che lo metterà al di sopra dei capi della marina e dell’aeronautica.

Stabilisce inoltre che tutti i militari promossi al grado di “maresciallo”, come Munir nel maggio scorso dopo il conflitto lampo tra Pakistan e India, potranno conservare per sempre il loro grado e i loro privilegi, e beneficiare dell’immunità a vita da qualsiasi azione legale.

Anche al presidente è concessa l’immunità a vita, a meno che non ricopra altre cariche pubbliche. L’attuale capo dello stato Zardari è stato coinvolto in vari casi di corruzione.

L’emendamento istituisce anche una corte costituzionale federale con competenza esclusiva sulle questioni costituzionali, privando la corte suprema di alcune delle sue prerogative e minandone l’indipendenza, dato che il governo avrà il potere di trasferire i suoi giudici.

“È il colpo di grazia all’indipendenza del potere giudiziario e al buon funzionamento della democrazia”, ha dichiarato all’Afp Syed Zulfiqar Bukhari, portavoce del Movimento per la giustizia del Pakistan (Pti), il principale partito d’opposizione, guidato dall’ex primo ministro Imran Khan, attualmente in prigione.

L’emendamento è solo l’ultimo di una serie di provvedimenti in materia di giustizia adottati dal fragile governo di coalizione guidato da Shehbaz Sharif, arrivato al potere nel 2024 in seguito a elezioni legislative segnate da accuse di brogli.

I partiti della coalizione di governo avevano più volte contestato decisioni giudiziarie favorevoli a Khan.