L’ambizioso piano del governo indonesiano di creare un’industria del nichel – dall’estrazione alla lavorazione all’uso del materiale nella produzione di batterie e altri componenti – ha suscitato un notevole interesse per la sua rilevanza economica e per le sue implicazioni strategiche. Dal punto di vista della sicurezza e della salute sul lavoro, però, il piano ha molti limiti.
L’iniziativa, in nome della quale Jakarta nel 2020 ha vietato l’esportazione del nichel (essenziale, per esempio, per l’industria dei veicoli elettrici), trascura anche la tutela dell’occupazione e dei diritti dei lavoratori, in particolare di quelli stranieri, e l’accesso ai meccanismi di risoluzione delle controversie sul lavoro. È improbabile che le leggi indonesiane siano estese a tutti i lavoratori coinvolti in questo piano industriale, che ha creato invece una zona d’eccezione geografica e giuridica entro i confini del paese.
Una questione centrale è il fatto che le leggi sull’occupazione e sull’immigrazione non sono integrate. Per il piano del governo di Jakarta è un problema, visto l’afflusso nel paese di lavoratori cinesi, impiegati in larga misura nei grandi impianti di lavorazione del nichel di proprietà cinese. In questi impianti le leggi e le istituzioni indonesiane non riescono a tutelare adeguatamente il benessere dei lavoratori sia stranieri sia locali, con frequenti incidenti, a volte anche mortali. I lavoratori cinesi operano in condizioni particolarmente precarie. Secondo la legge sull’immigrazione, i datori di lavoro possono accorciare i permessi di soggiorno degli stranieri rivolgendosi alla direzione generale dell’immigrazione e costringerli a lasciare il paese con solo una settimana di preavviso, anche nel caso di licenziamento senza giusta causa. I lavoratori possono opporsi unicamente rivolgendosi a uno studio legale privato. Nel 2019 solo in sei l’hanno fatto, ma erano tutti nella zona di Java occidentale, vicino a Jakarta, la capitale, mentre il piano d’industrializzazione del nichel è concentrato nell’est dell’arcipelago. I lavoratori stranieri che entrano in Indonesia con visti di breve durata – a quanto pare un numero consistente – non possono accedere nemmeno a questo sistema. E dal punto di vista economico lo stato ci rimette anche le mancate entrate fiscali (cento dollari al mese per ciascun lavoratore). Nel 2023 il governo di Jakarta ha rilasciato permessi di lavoro a 168.068 lavoratori stranieri, di cui quasi la metà cittadini cinesi. Nella maggior parte dei casi si tratta di permessi di un anno rilasciati per la prima volta.
Corruzione
Anche il sistema indonesiano di risoluzione delle controversie sul lavoro pone delle sfide agli stranieri. Il fatto che i centri di estrazione e lavorazione del nichel si trovino in zone remote del paese, insieme alla complessità delle procedure legali per i cittadini stranieri, complica ulteriormente la situazione. I lavoratori cinesi si trovano principalmente nella parte orientale del paese, dove la presenza del governo è più debole. Per far valere i loro diritti, devono affrontare molti ostacoli: i luoghi di lavoro sono spesso lontani dagli uffici governativi locali e ancor più dai capoluoghi di provincia, dove hanno sede i tribunali del lavoro. A complicare ulteriormente le cose c’è la corruzione, che colpisce i sistemi di tutela dei diritti a tutti i livelli. Per i lavoratori cinesi c’è inoltre un problema di fondo: spesso sono occupati in aziende del loro paese d’origine che in molti casi hanno un rapporto difficile con i dipendenti, e non hanno una cultura dell’organizzazione dei lavoratori o esperienza del coinvolgimento del governo nei conflitti al lavoro. ◆ gim
◆ Quando nel 2020 l’Indonesia ha vietato l’esportazione del nichel, di cui è la principale produttrice, l’Unione europea le ha fatto causa presso l’Organizzazione mondiale del commercio e ha vinto. Due anni dopo Jakarta continua a sfidare le regole rifiutando di autorizzare l’esportazione del metallo, usato nella produzione di beni che vanno dagli utensili alle batterie, dai telefoni cellulari ai veicoli elettrici. Il presidente Prabowo Subianto, che s’insedierà il 20 ottobre, ha detto che non intende cedere. Asia Sentinel
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Questo articolo è uscito sul numero 1584 di Internazionale, a pagina 37. Compra questo numero | Abbonati