Nel Dax, il principale indice azionario della borsa tedesca, arriverà presto una novità: il gruppo Allianz sarà la prima azienda del Dax 40, il gruppo delle quaranta maggiori imprese quotate a Francoforte, ad avere quattro donne nel consiglio d’amministrazione. Con la nuova direttrice finanziaria, Claire-Marie Coste-Lepoutre, la presenza femminile in ruoli dirigenziali sale al 44 per cento. Non s’erano mai viste quattro donne in un consiglio d’amministrazione di una grande azienda quotata in borsa. Ma non è l’unico caso in cui le donne ai piani alti sono in aumento. Alla Beiersdorf, multinazionale che produce beni per la cura personale, le consigliere d’amministrazione sono tre su sette. Nel gruppo chimico-farmaceutico Merck e nel negozio online Zalando sono due su cinque. L’azienda di tecnologia medica Siemens Healthineers ha un consiglio d’amministrazione diviso equamente: due uomini e due donne.

Ogni anno sono circa cento le nuove nomine nei consigli d’amministrazione delle 160 aziende quotate alla borsa tedesca. Nel 2022 più di un terzo di queste nomine (il 37 per cento) è andato alle donne, come mostra uno studio della fondazione Allbright. L’anno precedente la quota era del 23 per cento. Attualmente le donne ricoprono 121 dei 695 posti nei consigli d’amministrazione di queste aziende: la quota è cresciuta di più di tre punti in un anno. Per la fondazione Allbright di tratta del “secondo aumento più cospicuo mai registrato nel corso di un anno”. Nelle aziende del Dax 40 la percentuale di donne oggi è pari al 23,2 per cento, anche questo un record. Per la prima volta, inoltre, in Germania sono più numerose le aziende quotate in borsa con almeno una consigliera d’amministrazione (94) rispetto a quelle che ancora non ne hanno neanche una (66). Ma le buone notizie finiscono qui. Oggi le aziende sono sottoposte a enormi pressioni dell’opinione pubblica perché raggiungano gli obiettivi sulla parità di genere. Quasi nessuna può più permettersi un consiglio d’amministrazione senza donne. Solo che, appena una donna si siede al tavolo dei dirigenti, l’impegno per l’inclusività sembra esaurirsi. Settantuno delle centosessanta aziende quotate, riporta sempre lo studio della fondazione Allbright, hanno una sola consigliera d’amministrazione. Sembra quasi un alibi. “C’è una nuova norma nelle aziende: dev’esserci una donna in ogni consiglio d’amministrazione. Però una, non di più”, dice Wiebke Ankersen, direttrice della fondazione tedesco-svedese. Una moda “discutibile”, aggiunge. Se vogliamo che donne e uomini abbiano le stesse opportunità di carriera, serve “una percentuale sostanziale di donne nei consigli d’amministrazione”, rivendica Ankersen.

Consigli di vigilanza

Anche nel 2023 ai vertici del potere aziendale – alla guida dei consigli d’amministrazione e di vigilanza – ci sono quasi esclusivamente uomini. Qui le donne sono addirittura meno rispetto al 2022: il numero di amministratrici delegate nelle centosessanta aziende più grandi è calato da nove a sette rispetto all’anno scorso. Nel Dax 40 c’è una sola presidente del consiglio d’amministrazione a fronte di trentanove presidenti uomini: Belén Garijo, del gruppo farmaceutico Merck. Nei consigli di vigilanza le cose non vanno molto meglio: solo in sei delle centosessanta aziende quotate – due in meno dell’anno precedente – è una donna a dirigere il massimo organo di controllo aziendale, per esempio Simone Bagel-Trah alla Henkel e Clara Streit nel gruppo immobiliare Vonovia.

Secondo lo studio della Allbright, la Germania sta recuperando terreno sul piano internazionale, ma è ancora molto indietro rispetto ad altri paesi.

Per quanto riguarda le quaranta società più grandi quotate in borsa, gli Stati Uniti sono primi con una quota di alte dirigenti pari al 32,6 per cento, seguiti dal Regno Unito con il 29,5 per cento, dalla Francia con il 27,9 per cento e dalla Svezia con il 27,2 per cento. In questi paesi i consigli d’amministrazione con più di una donna sono ormai da tempo la norma. Negli Stati Uniti, in particolare, più della metà dei consigli d’amministrazione analizzati dallo studio conta già più del 30 per cento di donne tra i componenti, e la tendenza è in aumento. In Germania invece si trova in questa situazione solo il 28 per cento delle aziende. Per cambiare davvero la cultura aziendale, dicono gli economisti comportamentali, servirebbe una “massa critica” femminile almeno del 30 per cento: solo così sarebbe possibile modificare lo stile dirigenziale, le relazioni e il dibattito interno.

Secondo Ankersen il ritardo della Germania rispetto agli altri paesi dipende anche dalla politica. Nel paese cresce la consapevolezza delle pari opportunità, ma i modelli tradizionali sono ancora molto diffusi. In quasi nessun altro stato occidentale sono tante le donne che lavorano part-time, fatto che le ostacola nelle promozioni ai vertici. “Molte temono che un ruolo di comando non si possa conciliare con una buona gestione familiare”, spiega Ankersen. Servirebbe quindi un aumento degli asili nido e delle scuole a orario continuato. Inoltre, andrebbero aboliti “forti disincentivi come lo splitting degli oneri fiscali dei coniugi”, in base al quale le tasse da pagare sono sommate e divise equamente per due. Ne traggono vantaggio soprattutto le coppie sposate, in cui uno dei partner, di solito l’uomo, guadagna molto e l’altro, di solito la donna, poco. Anche l’assegno familiare dovrebbe essere strettamente legato alla condivisione equa del congedo parentale all’interno delle coppie, sostiene Ankersen.

Alla fine lo studio riserva una bella sorpresa: la “lista rossa” della AllBright, cioè l’elenco delle aziende che non hanno una donna nel consiglio d’amministrazione quest’anno è più corta che mai. Nel Dax 40 solo la Porsche e l’Adidas – dopo le recenti dimissioni di Amanda Rajkumar come direttrice delle risorse umane – hanno un consiglio d’amministrazione interamente maschile. E almeno lì le cose cambieranno presto: una legge approvata nel 2021 impone alle aziende una presenza femminile a partire dalle nuove nomine. La norma, in particolare, obbliga le aziende quotate in borsa con più di tre consiglieri a includere almeno una consigliera. L’assenza di donne nel consiglio d’amministrazione dell’Adidas ha quindi le ore contate. ◆ nv

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Questo articolo è uscito sul numero 1536 di Internazionale, a pagina 108. Compra questo numero | Abbonati