Di lì a 24 ore He Jingjie avrebbe ballato sul nuovo palcoscenico online più popolare della Cina davanti a migliaia di persone. La notte prima, però, piangeva in silenzio davanti a un tavolo per il trucco. Aveva un ginocchio fasciato con un drappo nero per nascondere i cerotti antidolorifici, la spalla le pulsava ed era in preda ai crampi mestruali.

Intorno a lei le prove andavano avanti: si testavano le luci, petali di rosa finti cadevano dall’alto e i direttori di scena urlavano indicazioni sui costumi. Un responsabile commerciale le si accovacciava accanto, sussurrando parole che si perdevano in mezzo al frastuono. “Quel giorno mi faceva male lo stomaco e il dolore al ginocchio e alla spalla peggiorava”, racconta la trentenne. “Ero terrorizzata all’idea di non poter più ballare”. Il giorno dopo è andata comunque in diretta su Douyin, la versione cinese di TikTok, dove i live­stream di gruppo, chiamati tuanbo, sono diventati un’ossessione nazionale. Sulle piattaforme di condivisione di video brevi ballerine e ballerini si esibiscono a rotazione in squadre di cinque o sette persone, mentre il pubblico invia regali, vota o addirittura paga per decidere i movimenti. Gli algoritmi monitorano l’interazione, scegliendo in tempo reale chi resta sotto i riflettori e chi scompare.

Questo format è esploso negli ultimi mesi, colmando il vuoto lasciato dai reality show con personaggi famosi, vietati in Cina dal 2021. Le autorità avevano motivato la decisione citando vari scandali, come le migliaia di litri di latte versati negli scarichi dei lavandini dai fan irriducibili che li compravano solo perché le confezioni contenevano i codici per votare; o comportamenti scorretti delle celebrità e atteggiamenti tossici dei fan.

I primi tempi i tuanbo puntavano tutto sull’effetto shock: adolescenti in abiti succinti, punizioni plateali, gag e trovate comiche. Oggi includono gruppi che mangiano hotpot, ragazze androgine che imitano boy band oppure formazioni in costume. Tutti si esibiscono senza sosta per alimentare il feed dei video brevi.

Per molti rappresenta una seconda possibilità di diventare famosi. I performer di punta possono ottenere ruoli nei reality show, nel cinema o sperare di esibirsi dal vivo. Gli analisti prevedono che quest’anno il giro d’affari del settore supererà i 15 miliardi di yuan (1,7 miliardi di euro). In tutta la Cina sono già più di cinquemila gli studi dedicati ai tuanbo. Uno è Taoqi Dao (l’isola delle pesche), dov’è entrata He. Nella sua prima squadra c’erano sette donne in cerca di fama: un’influencer ventenne con quasi due milioni di follower, una modella e conduttrice tv, un’insegnante di arte diventata ballerina, una maestra di danza, una contabile e una neolaureata.

Dopo settimane di allenamenti il 4 settembre erano finalmente pronte per il debutto a Chongqing, megalopoli nella Cina sudoccidentale. Avevano un’ora per provare coreografia, affiatamento e resistenza in un settore che richiede la perfezione in tutti e tre gli aspetti.

Ye Mengna, al centro, interagisce con gli spettatori online, Chongqing, settembre 2025 (Lü Xiao, Sixth Tone)

Un’altra possibilità

Fino a pochi mesi prima non esisteva nulla di tutto questo. La Taoqi Dao è stata fondata nel luglio 2025 da due veterani della scena degli idol (star del pop asiatico) in Cina: il produttore Duo Xiaomeng, creatore del popolare reality show per idol Chuang, e Si Jie, ex manager della Sm entertainment, una delle più grandi agenzie di talenti della Corea del Sud. La prima persona che hanno assunto, Zhang Letong, aveva prodotto per dieci anni programmi di varietà per l’azienda tecnologica cinese Tencent. Ha portato con sé un’assistente per gestire l’account e occuparsi della vita quotidiana del gruppo. Zhang, 35 anni, doveva verificare se la disciplina tipica del settore potesse sopravvivere in un mondo senza copione né reti di sicurezza. Tutti gli altri arrivavano da Chongqing, uno dei centri più vivaci per il livestream in Cina, da tempo fucina di talenti per il settore dei video brevi.

La sera prima del debutto della Taoqi Dao, Zhang è dietro a una parete di monitor in uno studio riconvertito e osserva sette ballerine esercitarsi sotto luci accecanti. “Passa a un’inquadratura laterale qui”, ordina senza togliere lo sguardo dal monitor. Segnala errori in rapidi scatti: una sedia troppo vicina all’inquadratura, una bretella abbassata, un taglio di camera arrivato con un istante di ritardo. Intorno a lei, una telecamera resta fissa sui volti, un’altra spazia su tutto il palco. Al piano superiore, un assistente aspetta di far cadere petali sulla leader del gruppo, Lu Ying­cheng, una blogger ballerina con 1,8 milioni di follower su Douyin i cui assolo scandiscono la coreografia e che dirige tre dei cinque numeri previsti per il debutto.

A vent’anni Lu ha già vissuto l’ascesa e la caduta di una idol. Due anni fa le sue esibizioni di street style, pubblicati quand’era iscritta all’università, erano diventati virali, trasformandola in una piccola celebrità. Ha lasciato gli studi per allenarsi con un gruppo di ragazze di Pechino, abbandonato però dopo appena un mese perché a suo dire l’azienda che le gestiva non avrebbe avuto lunga vita. Stretta tra l’ansia per una popolarità on­line effimera e un sogno rimasto incompiuto, ha deciso di rischiare dopo che Duo, all’epoca impegnato nella regia di un reality show sulle cheerleader dell’Nba, ha assistito a una sua esibizione e l’ha invitata a entrare nella Taoqi Dao. “Ho sempre desiderato essere una idol, ma sono nata troppo tardi per cavalcare l’onda dei talent show televisivi”, racconta Lu. “Il ­livestreaming mi offre un’altra possibilità. Lo schermo è solo più piccolo, tutto qui”.

Di dieci anni più grandi di lei, anche He Jingjie aveva perso la sua occasione. Nata in una famiglia di insegnanti nella città settentrionale di Tianjin, ha imparato a ballare di nascosto dopo che i genitori avevano liquidato la danza come un “passatempo giovanile”. Per accontentarli ha studiato pedagogia, ma ha continuato a imparare l’hip-hop. Durante l’università è andata in Corea del Sud per uno scambio di studio, “per continuare a ballare e liberarsi dal controllo dei genitori”. Poi è arrivato un contratto di dieci anni da idol, ma i genitori l’hanno scoperto costringendola a tornare a casa.

Dopo il rientro in Cina ha insegnato per un po’ e ha continuato a postare online video delle sue coreografie. Le clip hanno cominciato ad avere una certa visibilità, permettendole di lasciare l’insegnamento e lavorare a tempo pieno come performer in corti e pubblicità. Ad agosto è stata invitata a entrare alla Taoqi Dao. Aveva già ricevuto un’offerta per recitare in un corto coprodotto dalla piattaforma di lifestyle Xiaohongshu (nota anche come Red Note) e insieme a Lu aveva ottenuto un posto nella squadra ufficiale di danza dei Brooklyn Nets dell’Nba, un impegno che portava avanti parallelamente al live­stream. “So che questa strada è più difficile”, dice He. “Il mondo dello spettacolo e della danza è molto rigido riguardo all’età. A volte non guardano nemmeno il mio profilo”. Con circa 350mila follower su Douyin, ora He è seconda solo a Lu. Per entrambe il livestream di gruppo è un modo per tornare a farsi vedere e, con il sostegno dell’azienda, riuscire finalmente a entrare nel mondo del cinema e della tv.

Nello studio i designer discutono delle sfumature di rosso mentre le ballerine fanno stretching e si esercitano. Ogni costume deve distinguersi ma essere in armonia con gli altri. A poche ore dallo spettacolo, stanno ancora cucendo, aggiungendo un po’ di tulle qui e attenuando un colore là. La prova generale dura a malapena venti minuti. I manager si accalcano intorno agli schermi tagliando e accorciando le animazioni per mantenere il ritmo serrato. Le ballerine si conoscono da poche settimane, ma hanno trascorso ogni giorno a perfezionare formazioni, coreografie ed espressioni per la telecamera. Nessuno sa come andrà il debutto. Lu e He hanno invitato i loro follower a collegarsi. “È più emozionante di una normale esibizione di danza”, dice He. “Spero che i fan possano vedere un lato diverso di me”. Finite le prove le ballerine escono lasciando nello studio solo alcune tra le più esperte a rivedere le riprese e correggere la scaletta per il giorno dopo.

Quella notte Cao Qin, un’altra performer della Taoqi Dao, ex modella e conduttrice tv, sogna di piangere dopo il live­stream: finora tutte, tranne lei, hanno ricevuto regali dai follower. Ye Mengna, che a diciott’anni è la più giovane delle sette, sogna invece di essersi trasformata in Super Mario, saltando in aria per colpire blocchi invisibili.

Come l’andamento della borsa

Ore 16.49. Manca un minuto. Le luci abbagliano e le telecamere ronzano. Non si muove nessuno. Si Jie rompe il silenzio con un urlo, a metà tra un grido e uno sfogo. La sala si sveglia di colpo. Qualcuno grida “forza!”, altri lo seguono. Un segnale acustico e parte la diretta con Love emergency, un successo dell’ex idol Ju Jingyi. Lu guida la formazione mentre le luci esplodono. “Benvenuti alla Taoqi Dao!”, annuncia la conduttrice. “Oggi è la nostra prima diretta. Seguiteci, così non vi perderete!”.

Sotto i riflettori le sette ballerine raggiungono le loro posizioni, ogni passo il riflesso di settimane di prove. Una telecamera rimane fissa sui volti, mentre un’altra, portata a mano, spazia per seguire il movimento. Lu è al centro, He mezzo passo dietro. Durante l’assolo di Lu, dei petali cadono dalla balconata. Dietro le quinte il personale dello staff aggiorna senza sosta Douyin. Essendo un canale nuovo, Taoqi Dao appare solo grazie a posizionamenti casuali o link condivisi, perciò ogni singolo click è importante. Alla regia, Zhang e i fondatori guardano crescere i numeri. Su uno schermo scorrono la performance e i commenti. Un altro traccia in tempo reale i nuovi ingressi, i regali e i like.

Ore 21.30. Le luci si riaccendono. Stessa canzone, stessi petali, stessi sorrisi

“Più di mille!”, esclama qualcuno a bassa voce. Dopo appena venti minuti la diretta ha già superato l’obiettivo. Poi un altro grido: “Douyin ha appena lanciato una nuova ondata, tornate su Love emergency! I numeri stanno calando!”. Sono i numeri a dettare il ritmo. Le coreografie di Lu hanno attirato più attenzione, perciò il suo brano viene ripetuto. Lei incrocia con lo sguardo la telecamera, afferra un mazzo di fiori da un assistente di scena, lo lancia via e si tuffa nel suo assolo. Fuori campo una persona dello staff si precipita a raccogliere i fiori, preparando il set per la ripresa successiva. “È come guardare l’andamento della borsa”, dice Duo Xiaomeng, il cofondatore della Taoqi Dao. “Con i programmi tv devi aspettare settimane per conoscere gli ascolti. Qui invece il pubblico reagisce in pochi secondi”.

La ripetizione di un brano è una tattica che Duo ha imparato da altri studi. “Gli utenti non entrano tutti nello stesso momento”, spiega. “Ripetere uno stesso brano consente ai nuovi spettatori di coglierne il momento migliore”. Sul palco le pause durano pochi secondi, giusto il tempo di permettere alle altre di uscire dall’inquadratura mentre Lu continua a ballare nel suo assolo. Dopo mezz’ora il sudore le cola sul viso e i capelli le si appiccicano alle guance. La troupe ha abbassato la temperatura dell’aria condizionata, ma il caldo continua a salire. Al punto che gli spettatori commentano: “Ma alla Taoqi Dao non c’è l’aria condizionata?”.

Ore 18. La conduttrice annuncia finalmente una pausa, segnalando alle telecamere di concentrarsi su ogni ballerina per una breve presentazione. Volano coriandoli riempiendo il palco di petali colorati. Le ballerine fanno un inchino e salutano mentre la diretta s’interrompe. Fuori campo esplode un applauso. “Fantastico!”, grida qualcuno. Il contatore segna più di duemila spettatori, il doppio rispetto all’obiettivo. “Onestamente, anche ottocento sarebbero stati ottimi per il primo giorno”, commenta Duo. Le ragazze tirano finalmente un sospiro di sollievo. Il sudore riga i loro volti mentre si sventolano ridendo, ancora un po’ stordite. Durante la diretta potevano vedere solo se stesse sul grande schermo: i commenti e i numeri restavano nascosti per evitare distrazioni, spiega poi un operatore. “Per la prima volta abbiamo ballato senza sosta per un’ora intera”, racconta una. “Non sentivo più le gambe”.

He Jingjie si scola una bottiglia d’acqua tutta d’un fiato. Lu si lascia cadere su una sedia e non si muove più. Mancano tre ore alla diretta successiva e la maggior parte di loro è troppo carica per riuscire a riposare. Alcune si sistemano i capelli, altre restano a gironzolare vicino al palco. Poi Ye, Cao e un’altra performer, Li Xiangyun, 23 anni, accendono il microfono e cominciano a cantare, facendo riecheggiare nella stanza ormai vuota le loro risate. Il baccano ha attirato lo staff, ma per un momento il palco è stato solo loro.

Ore 21.30. Le luci si riaccendono. Stessa canzone, stessi petali, stessi sorrisi. Stavolta la diretta è più fluida, ma la concorrenza più agguerrita. Sullo schermo lampeggiano regali digitali, ali luminose, occhiali da sole, cuori scintillanti mandati da chi segue la diretta, per la maggior parte indirizzati a Lu e He.

Le ballerine dicono di non sentirsi messe in ombra dai riflettori puntati su Lu, all’inizio c’è bisogno di un volto in grado di trainare la diretta. E se gli spettatori arrivano per lei, forse si fermeranno per scoprire anche le altre. Eppure, quando i petali ricominciano a cadere durante l’assolo di Lu, He rimane un passo indietro, con lo sguardo fisso sul monitor. Dopo lo stop si china a raccoglierne qualcuno da terra, lasciandoli poi ricadere lentamente tra le dita. In pochi minuti lo staff li raccoglie in mucchi e li sigilla in sacchetti pronti per il giorno successivo. Arriva un nuovo lotto di petali, sparsi e sistemati con cura, pronti per il nuovo grande assolo di Lu. La serata si conclude tra gli applausi. Hanno seguito la diretta più di tremila spettatori, con un aumento del 30 per cento rispetto alla prima. Così il team fissa un nuovo obiettivo: cinquemila spettatori.

A mezzogiorno del giorno seguente, però, He Jingjie è in ospedale con gli occhi semichiusi e una vaschetta di cibo da asporto tra le mani. Le pulsa la spalla, le fanno male le ginocchia, e la pillola per dormire presa la sera prima l’ha lasciata intontita, con un mal di testa sordo e un accenno di raffreddore. Il medico le ha prescritto le stesse cure di sempre: cerotti, agopuntura e riposo. Indicazioni che He, come sempre, non rispetterà. Esce con pomate e bende e torna direttamente in studio per le prove del pomeriggio.

In auto apre un astuccio per il trucco grande come un cestino per il pranzo e comincia a sistemarsi: una mano regge lo specchio, l’altra si muove rapida sul viso. A ogni semaforo traccia l’eyeliner, arriccia le ciglia, sfuma il fard. “L’ho imparato in Corea”, ride. “Allora correvo sempre tra le lezioni e le prove”. Finito con il trucco, sta già provando una nuova coreografia di dieci secondi su Douyin. Con il telefono appoggiato alla cintura del sedile imita i movimenti ritmati mentre il traffico procede a passo d’uomo.

Durante la notte Zhang si è resa conto che le loro riserve di contenuti sono scarse. “Siamo andati nel panico”, racconta. “Pensavamo che un solo set potesse bastare per dieci giorni, ma la mattina dopo gli spettatori chiedevano già materiale nuovo”. La maggior parte del pubblico è composta da ragazze. “Hanno standard più alti”, spiega Zhang. “Vogliono qualcosa di nuovo ogni volta che aprono l’app”. Così il team si affretta a creare nuove coreografie, brevi assolo e performance individuali. Tutti contenuti inizialmente programmati per due settimane dopo.

Il team si affretta a creare nuove coreografie e brevi assolo

Dopo una rapida prova, tornano in diretta quel pomeriggio stesso. Alcune performer lasciano i telefoni sul pavimento o sulle sedie, appena fuori dell’inquadratura, per dare un’occhiata ai commenti tra un pezzo e l’altro. Quando i petali cadono di nuovo, il pavimento diventa scivoloso. I cameramen slittano, le ballerine spostano i petali a calci durante le coreografie. Dietro le quinte, He sbadiglia senza riuscire a nascondere la stanchezza. Alla fine dell’ora Lu e He si accucciano contro il muro, massaggiandosi la schiena. Nello specchio, Lu ha un’espressione vuota. “Non mi aspettavo una tale intensità”, dice. “Niente pause, niente respiro, è una cosa che ti svuota completamente”.

Dopo ogni diretta Lu ha comunque il suo account personale da alimentare: shooting con sponsor, nuove clip, aggiornamenti continui. “Prima il mio lavoro era più flessibile”, racconta. “Ora sento di aver perso creatività, perché il ritmo è estenuante”. Alcuni fan, poi, hanno cominciato a mettere in dubbio la sua scelta di entrare in quella che considerano una scena di livello inferiore.

Un’evoluzione naturale

Nel settore le performer puntano a diventare top streamer o a sfondare come idol. La maggior parte guadagna poco, circa ottomila yuan al mese (970 euro), più piccole percentuali dalle mance del pubblico. E molti studi chiedono alle streamer anche di conquistare gli “spendaccioni” attraverso un rituale noto come “scrivere i compiti”. “Prima facevamo dirette per sei o sette ore al giorno”, ricorda Li Xiangyun. “E il resto del tempo lo passavamo a rispondere ai messaggi”. La Taoqi Dao, invece, segue un modello diverso. Più simile a una tradizionale agenzia di talenti, vieta le chat private con i fan e gestisce tutta la comunicazione attraverso un gruppo condiviso, dove le risposte sono coordinate dallo staff, non dalle performer. Lu è stata un po’ attirata da questo livello di professionalità. “Ognuno ha un’opinione diversa sul livestreaming di gruppo”, dice. “C’è chi lo vede positivamente, e chi no. Io accetto entrambi i punti di vista”. Ammette però di non essere brava a inseguire i numeri. “Non è il mio forte”, dice Lu. “Ma le più esperte qui sanno come attirare il traffico quando serve”.

La direttrice di scena Zhang racconta che sta ancora imparando a leggere i dati sul traffico. “È al tempo stesso concreto e astratto”, spiega. “A volte dipende dalle luci, dall’inquadratura o semplicemente da come si muove qualcuno. Non puoi spiegarlo, devi solo osservare attentamente”. Secondo Duo Xiaomeng questo cambiamento è parte di una trasformazione più ampia. “I programmi tv tradizionali non sono sostenibili”, afferma. “L’attenzione del pubblico è frammentata. Il livestreaming è l’evoluzione naturale”. Questa evoluzione potrebbe però non essere più “umana”. Wu Fang, docente alla Shanghai Jiao Tong university, sottolinea che una volta i programmi per idol seguivano regole consolidate. “Oggi anche se il seguito dei fan e la professionalità del team contano ancora molto, sono soprattutto gli algoritmi a decidere quale account avrà successo”, dice Wu. “Non c’è una formula; conta tanto anche la fortuna”.

Il terzo giorno gli spettatori sono scesi a settecento e si è resa necessaria una pausa. Un nuovo outfit, abbinato a tacchi alti, ha provocato addirittura due interruzioni in una sola notte. Solo dopo essere tornati alle scarpe basse la trasmissione ha potuto riprendere.

Le dirette della Taoqi Dao hanno raggiunto al massimo settemila spettatori, ben lontano dai principali livestream cinesi, che possono superare i centomila spettatori in contemporanea e accumulare milioni di like. Eppure Zhang resta concentrata su un obiettivo semplice: offrire un palco alle performer che lavorano sodo e sperare che l’algoritmo se ne accorga. “La connessione dipende dal tempismo e dalla fortuna”, dice. Duo, invece, è più diretto: “Solo poche diventeranno davvero delle idol. Spero almeno che le altre riusciranno a guadagnare bene”. E tra fortuna e spirito di sopravvivenza, continua a brillare la fragile speranza che un improvviso picco di traffico le proietti finalmente verso la celebrità.

Quella notte, dopo la diretta, He Jingjie torna a casa in silenzio. Fuori, la città si confonde in una scia di luci finché il taxi non entra in un lungo tunnel. “Ogni volta che ci passo, sembra un portale del tempo”, racconta con un leggero sorriso. “In realtà vorrei davvero tornare indietro, al 2018”. È stato l’anno in cui ha rinunciato alla possibilità di allenarsi come idol in Corea del Sud. “Se potessi tornare indietro, forse sarebbe andata diversamente”. Si ferma. “Ma non possiamo fantasticare troppo. Conta il presente. Ho scelto questa strada. Quindi, per quanto dura possa essere, la percorrerò fino in fondo”. ◆ adr

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Questo articolo è uscito sul numero 1640 di Internazionale, a pagina 53. Compra questo numero | Abbonati