Il prolifico, e solo in parte ostracizzato, regista Woody Allen a novant’anni ha dato alle stampe il suo primo romanzo. Tecnicamente è un racconto lungo o una novella ma gli concediamo uno sconto anziani. E Che succede a Baum? non è terribile. È carino e questo fine settimana mi ha regalato qualche risata. Baum è il protagonista, un personaggio che sarà familiare a chi conosce i film di Allen: 51 anni, di nome Asher, una chioma “folta ma incoerente”, afflitto da ansia e reflusso gastrico. Con una sorprendente deviazione si rivela essere un pastore dell’ottocento che pascola capre. Ma no, scherzo: Baum si guadagna da vivere in modo improbabile facendo il giornalista per “piccoli magazine” di Manhattan, scrivendo anche qualche recensione di libri (flashback alla scena dell’ascensore in Harry a pezzi del 1997, in cui i critici letterari risiedono al quinto piano dell’inferno, insieme ai borseggiatori della metro e ai molestatori insistenti). Il romanzo si svolge in un indefinito post-covid, e lui legge il New York Times sul telefono, accanto alla sua terza moglie, Connie, e al suo computer. Il suo primo matrimonio è finito quando si è innamorato della gemella identica della moglie; il secondo quando lei si è trasferita in Nuova Zelanda con un batterista rock per allevare pecore. Baum desidera lasciare un segno nella narrativa o nel teatro seri, ma le sue pièce sono state accolte male (una però è andata bene in Slovenia), e gli editori lo trovano pesante e difficilmente vendibile. Accusato di molestie su minori dalla figlia adottiva Dylan, Woody Allen non è mai stato incriminato per un reato, ma gli arricciati nasi newyorchesi non si sono più distesi da quando ha lasciato Mia Farrow per la figlia adottiva Soon-Yi Previn. Che succede a Baum? è dedicato proprio a lei, con una frase alla Groucho Marx: “Dove l’hai imparato?”. Proprio come il suo creatore, Baum rischia di essere ostracizzato, nel suo caso dopo aver afferrato – o forse solo cercato di attutire una caduta con – uno dei seni di un’attraente reporter esperta di Hannah Arendt. Anche azzoppato dall’industria dell’intrattenimento, Woody Allen riesce a tirare fuori un malizioso e canagliesco pezzo di prosa umoristica autunnale come altri si farebbero una partitella a padel.
Alexandra Jacobs, The New York Times
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1644 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati