Ozzy Osbourne è stato uno dei padri dell’heavy metal e l’incarnazione dello stereotipo della rockstar folle e ribelle. Con i Black Sabbath, band nata a Birmingham alla fine degli anni sessanta, ha dato vita a un suono nuovo e spaventoso, destinato a cambiare la storia del rock. La sua voce lacerante e l’aura da “principe delle tenebre” guidarono il gruppo al successo globale, prima che gli eccessi di droga e alcol lo allontanassero dalla band. Nato il 3 dicembre 1948 ad Aston, quartiere operaio di Birmingham, Ozzy visse un’infanzia segnata da disturbi dell’apprendimento e da piccoli reati. La svolta arrivò ascoltando i Beatles alla radio. Dopo una serie di lavoretti, mise insieme la prima band con l’amico Geezer Butler. Il resto è storia: l’incontro con Tony Iommi e Bill Ward, la nascita dei Black Sabbath, e dischi seminali come Paranoid e Master of reality. Licenziato dai Sabbath nel 1979, avviò una carriera solista di successo grazie anche al sostegno della moglie Sharon. Gli eccessi — dal pipistrello decapitato sul palco alle intemperanze pubbliche — contribuirono a farne una leggenda, ma resero anche evidente il suo lato autodistruttivo. Negli anni duemila tornò alla ribalta con il reality show di Mtv The Osbournes, in cui era protagonista insieme alla famiglia. Due settimane fa aveva salutato il pubblico con un ultimo, emozionante concerto a Birmingham. Seduto ma combattivo, ha mostrato per l’ultima volta l’energia che l’aveva reso un’icona.
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Questo articolo è uscito sul numero 1624 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati