Nel 2016, quattro anni prima che Taylor Swift cominciasse a riregistrare i suoi dischi non potendo riappropriarsi dei master delle canzoni, i Bowling for Soup hanno fatto lo stesso. La band pop-punk ha pubblicato Songs people actually liked. Volume 1, dicendo di voler “aggiungere splendore” alle versioni originali. Ma il vero obiettivo era garantirsi i diritti e aumentare i guadagni da streaming e licenze. “Non volevamo far credere ai fan che volessimo approfittare di loro”, ha spiegato il cantante Jaret Reddick. “Poi Taylor ha educato tutti sul possesso delle canzoni. È stata una benedizione”. Il 30 maggio Swift ha annunciato di aver comprato i master originali dei suoi primi sei album dall’etichetta Shamrock Capital, ponendo fine a uno scontro cominciato nel 2019 quando Scooter Braun aveva acquisito la Big Machine, l’ex etichetta di Swift. Non riuscendo a riacquistarli, la cantante aveva scelto una strategia rivoluzionaria: riregistrare ogni album come Taylor’s version, promuovendoli con tour e playlist. Il successo dell’iniziativa ha spinto altre etichette a imporre restrizioni più lunghe sulle riregistrazioni nei contratti. Anche gli Wheatus hanno rimesso su nastro il singolo Teenage dirtbag nel 2020, e la nuova versione è diventata popolare durante la pandemia, facendo guadagnare quasi 25mila dollari al cantante Brendan Brown. “Swift non ha ispirato questa versione,” ha detto Brown, “ma ha sollevato il tema. Bel lavoro”.
Steve Knopper, Billboard

Taylor Swift nel 2012 (Mario Anzuoni, Reuters/Contrasto)

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Questo articolo è uscito sul numero 1617 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati