Durante il genocidio centinaia di migliaia di ruandesi furono violentate. A dare gli ordini era una donna. Il reportage del New York Times
Dove eravate voi? Dove eravamo tutti noi tra l’aprile e il luglio del 1994 mentre un milione di ruandesi veniva massacrato in un territorio poco più grande della Sicilia? Dove eravamo mentre duecentocinquantamila donne ruandesi venivano violentate e uccise? L’attenzione di tutti si è sempre concentrata sulle dimensioni del massacro compiuto in Ruanda. Ma solo ora si comincia a scoprire che lo stupro sistematico fu usato come strumento di guerra. Il reportage di Peter Landesman (con le foto di Kimberlee Acquaro) è di quegli articoli che disturbano. Il tono è secco, asciutto, di chi è stato lì e racconta le storie di donne sopravvissute, senza retorica e attenendosi ai fatti. Solo alla fine cerca di spiegare le possibili differenze con l’Olocausto. Perché chi non ce la fa ad arrivare fino alla fine sappia almeno questo: il genocidio ruandese è la cosa più simile
all’Olocausto che ci sia mai stata. E noi non c’eravamo per cercare di impedirlo. Leggi
Le vittime dimenticate del genocidio del 1994
Henry Kissinger guiderà la commissione d’inchiesta che deve chiarire perché gli Stati Uniti non hanno saputo impedire gli attentati dell’11 settembre. La sua nomina, scrive Hitchens, è un oltraggio alle vittime
Un recente documentario basato sul libro Processo a Henry Kissinger di Hitchens rivela la doppiezza di un funzionario senza scrupoli
Tupac Shakur è morto da sei anni. Da allora ha pubblicato sedici album. È il caso più eclatante dell’ultima follia dell’industria musicale: lo sfruttamento intensivo dei morti
Fa dimagrire, abbronza e aumenta la libido: è il melanotan. Una sostanza che i laboratori di tutto il mondo non vedono l’ora di sfruttare
Sono la principale minoranza degli Stati Uniti e anche la più ricca. Ma l’identità degli ispanici è culturale, non razziale. Per questo sarà assorbita
Baratto, scambio, casse comuni. È l’economia informale degli ispanici della Silicon Valley. Che deve la sua opulenza anche a loro
Gita con picnic al lago Karakul, sul confine occidentale cinese. A oltre 3.800 metri d’altezza, un paesaggio unico popolato da yak e cammelli
Inserisci email e password per entrare nella tua area riservata.
Non hai un account su Internazionale?
Registrati