Il potenziale nascosto della noia
◆ L’articolo del País sulla noia (Internazionale 1643) lancia un preciso allarme sociale: la sfida contemporanea non è spegnere il tedio, con il rischio che sedimenti in noi, ma gestirlo con intenzionalità, trasformando quel disagio in motore con cui ripartire. Il monito senecano vita, si uti scias, longa est (la vita, se sai usarla, è lunga) avverte di governare con saggezza il tempo a noi concesso. Il filosofo aveva un’opinione positiva dell’ozio: non inerte passività, non assenza di azione, ma preziosissimo tempo da impiegare in riflessioni produttive. Chi ignora il valore del tempo e svilisce la noia in occupazioni futili scivola in una condizione di perenne insoddisfazione. Il ragionamento sul circolo vizioso descritto nell’articolo è cristallino: incapaci di tollerare i momenti “vuoti” cerchiamo un anestetico nelle scappatoie del digitale, precipitando in una voragine ancor più frustrante.
Lettera firmata
Guida critica ai regalidi Natale tecnologici
◆ Ho letto l’articolo di Paris Marx (internazionale.it) e apprezzo molto la sua visione critica. L’idea diffusa nella società liberista in cui viviamo è che in nome del libero commercio si possa fare e imporre subdolamente di tutto. Sono necessarie voci critiche che facciano aprire gli occhi alle persone. Un sistema sociale ed economico che genera di continuo nuove necessità indotte, spessissimo inutili, è un sistema che genera ansie e dipendenze. È un sistema che nel tempo diventa “suicida” e in diversi aspetti già si nota questa degenerazione. Non si può pensare di fare tutto in nome del profitto.
Marino Clemente
Ho girato il mondocon i libri d’avventura sovietici
◆ Grazie alla segnalazione di mio marito ho letto questo articolo che altrimenti avrei ignorato (Internazionale 1641) perché dal titolo non sembrava rientrare tra i miei interessi. Quel “sovietici” non corrisponde all’argomento, e anzi porta fuori strada. Slezkine, l’autore, girò il mondo da ragazzo leggendo Jules Verne, Alexandre Dumas, Jack London e, certo, anche autori sovietici. Ma il nocciolo dell’articolo è che oggi i ragazzi, con Harry Potter e Il trono di spade, conoscono luoghi che non possono trovare sulle mappe, né sperare di visitare da grandi. A causa di quel titolo mi sarei persa questa stupenda, malinconica rievocazione di un mondo letterario che sta scomparendo.
Valeria Andreoli
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Questo articolo è uscito sul numero 1644 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati