Nel suo ruolo di ospite della conferenza delle Nazioni Unite sul clima in corso a Belém, il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha lanciato un appello urgente affinché una crisi che, se segue il suo corso attuale, causerà 250mila morti all’anno sia affrontata con la serietà che merita. Lula ha denunciato le bugie delle forze estremiste che favoriscono il degrado ambientale, e ha sottolineato che il pianeta non può sopportare ancora l’uso di combustibili fossili. Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha descritto il fatto di non essere riusciti a limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius un “fallimento morale e una negligenza mortale”.
Nonostante la loro forza, è improbabile che questi messaggi trovino la risonanza necessaria per inaugurare un nuovo corso. L’Unione europea, che si vantava di essere all’avanguardia sulla mitigazione dei cambiamenti climatici, ha scelto di proteggere le sue aziende in un momento difficile e di dare priorità agli obiettivi geopolitici rispetto all’azione per il clima.
Per esempio, ha dirottato tutte le sue risorse finanziarie per sostenere la guerra contro la Russia in Ucraina; e ha imposto dazi sulle auto elettriche cinesi, anche se Pechino aveva i prezzi e la tecnologia necessari per diffondere le nuove energie nel mercato delle auto. Inoltre, si è impegnata ad acquistare quantità eccessive di gas naturale dagli Stati Uniti per compiacere il presidente Donald Trump.
I leader politici, gli ambientalisti e i cittadini in generale sanno che la lotta al cambiamento climatico è una causa disperata senza il sostegno di Washington, non solo perché gli Stati Uniti sono il più grande inquinatore della storia e il secondo oggi, ma anche per la loro sproporzionata influenza su come il resto del mondo produce e si organizza. Dal momento che la superpotenza non svolgerà un ruolo positivo nel prossimo futuro, l’unica alternativa per la comunità internazionale, e soprattutto per i paesi del sud globale, che sono le principali vittime della crisi climatica, è raddoppiare gli sforzi per ridurre le emissioni di gas serra e raggiungere l’autonomia tecnica ed economica.
È anche fondamentale ridurre l’influenza del blocco occidentale negli affari comuni, poiché è chiaro che il nord ha priorità lontane dalle sfide attuali. Purtroppo lo spostamento a destra in molti stati, in particolare in America Latina, getta prospettive davvero cupe per qualsiasi progresso. ◆ cd
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1640 di Internazionale, a pagina 17. Compra questo numero | Abbonati