Come farà la Francia a uscire dallo stallo politico? Il primo passo è sicuramente quello di accettare l’idea che per funzionare la democrazia abbia bisogno di un’alternanza di governo chiara. E non delle stesse figure al potere per sempre. La polarizzazione destra-sinistra è fondamentale per permettere un ricambio, a condizione che sappia rinnovarsi rapidamente nei contenuti di fronte alle trasformazioni del mondo. Del resto questo modello bipolare ha permesso di consolidare la democrazia nel novecento, e bisogna continuare a seguirlo.

Da questo punto di vista, il fatto che il 31 ottobre i parlamentari del Rassemblement national (Rn) di Marine Le Pen abbiano votato compatti insieme al resto della destra contro la tassa minima del 2 per cento sui patrimoni superiori ai cento milioni di euro è una notizia importante, che potrebbe contribuire a fare politicamente chiarezza. Correndo in aiuto dei miliardari dopo essersi astenuto fino a oggi, l’Rn si propone come il loro partito di riferimento, una formazione di destra in tutti i sensi: nazionalista, ostile agli immigrati, estrattivista e ipercapitalista, comparabile al Partito repubblicano di Donald Trump.

Se pensiamo al presunto impegno sociale sbandierato a lungo dal partito lepenista, la scelta potrebbe risultare sorprendente, ma in realtà si tratta di un’evoluzione logica. In primo luogo perché gli alleati che l’Rn vorrebbe coinvolgere per ottenere una maggioranza parlamentare seguono un orientamento classico di destra, contrario alle tasse e alla spesa pubblica. È il caso dei Républicains e in particolare dell’Unione delle destre per la repubblica di Eric Ciotti, entrata in coalizione con l’Rn nel 2024. È il caso anche dei macronisti più sbilanciati a destra, che negli ultimi anni hanno dimostrato di essere pronti ad allearsi con Le Pen per approvare leggi cruciali come quella sull’immigrazione del 2023 (offrendo una revisione delle norme sulla nazionalità e una modifica dello ius soli, due misure poi non applicate per ragioni tecniche) o come la legge contro le occupazioni abitative del dicembre 2022.

L’impegno del Rassemblement national a sostegno degli ultraricchi è coerente con l’ideologia del partito, che si basa su una visione gerarchica del mondo

L’impegno del Rassemblement national a sostegno degli ultraricchi è coerente anche con l’ideologia del partito, che si basa su una visione gerarchica del mondo. Per l’Rn, come per i trumpiani, la disuguaglianza è inevitabile: tra i cittadini e gli stranieri, tra i cristiani e i musulmani, tra gli onesti e i delinquenti, tra chi lavora e chi vive grazie all’assistenza sociale. Dal punto di vista della destra è meglio esaltare l’identità nazionale, la potenza, l’ordine e il rispetto della gerarchia invece che seguire un’aspirazione “buonista” alla giustizia sociale e all’armonia universale, considerato iprocrita perché sfruttato dalle ideologie di sinistra per lavarsi la coscienza e ingannare gli ingenui. Questa strategia presenta debolezze ma anche punti di forza, e in ogni caso ricopre un ruolo centrale nel dibattito politico odierno.

Alla luce della nuova unione delle destre la sinistra ha una responsabilità storica. Sulla scia del futuro sindaco democratico di New York Zohran Mamdani, la sinistra francese deve prima di tutto mettere l’accento sulle misure di giustizia sociale (costo della vita, alloggio, trasporti, sanità, scuole) e dimostrare che solo un contributo adeguato dei ricchi potrà permettere di realizzarle. Considerando che il debito pubblico è ai massimi storici, solo una pressione fiscale sui più grandi patrimoni privati può permettere al paese di ripartire.

Chi continua a ripetere che sarebbe giuridicamente impossibile tassare i più ricchi e che un’imposta minima del 2 per cento sui loro patrimoni sarebbe una confisca mostra la sua profonda ignoranza storica, insieme al rifiuto di partecipare a qualsiasi dibattito razionale e pacifico su basi solide e concrete. Al di là della questione finanziaria, la tassazione dei milionari offrirebbe l’occasione per ridistribuire il potere economico, anche accordando ai dipendenti il diritto d’influire sulle decisioni dei consigli di amministrazione delle aziende, come si fa in Germania e in Svezia. La ricchezza è sempre frutto di un lavoro collettivo e dipende dal coinvolgimento di migliaia di persone, non da salvifiche iniziative individuali.

E soprattutto la sinistra francese, come quella statunitense, deve fare il possibile per colmare la frattura territoriale. Il fossato elettorale tra le classi popolari delle metropoli e quelle delle città medie e delle aree rurali ha raggiunto livelli sconosciuti nell’ultimo secolo. Nelle grandi città le classi popolari continuano a votare a sinistra, ma nelle altre aree sostengono in massa la destra. Questa tendenza nasce da un profondo sentimento di abbandono davanti al degrado dei servizi pubblici e alla concorrenza internazionale. Solo riunificando le classi popolari, come ha saputo fare nel novecento, la sinistra francese riuscirà a imporre una nuova alternativa alla destra. ◆ as

Questo articolo è uscito sul quotidiano francese Le Monde.

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