Un sarto cuce burqa in un negozio di Herat. Da quando i taliban sono tornati al governo hanno imposto severe restrizioni alle donne e ridotto al minimo la loro presenza negli spazi pubblici. Anche se la polizia religiosa impone di coprirsi il corpo e il volto, la legge non cita esplicitamente il burqa, diventato il simbolo dell’oppressione femminile durante il primo regime taliban, tra il 1996 e il 2001. In particolare il burqa è poco usato dalle ragazze, che preferiscono l’abaya indossata con l’hijab e qualcosa per coprire il volto, come una mascherina chirurgica o un niqab in stile saudita, che lascia scoperti solo gli occhi. In questo modo colori, stoffa e fantasia possono variare.
Moda e repressione
Pescatori di uomini
Predicatori evangelici parlano alla folla sulle rive del lago Tanganica, a Bujumbura, in Burundi. I circa tredici milioni di abitanti di questo paese della regione dei Grandi laghi sono in grande maggioranza cristiani. Di fronte al moltiplicarsi delle comunità evangeliche, nel 2024 il Burundi ha adottato una legge per regolarizzare centinaia di chiese, imponendo regole come un numero minimo di cinquecento fedeli o l’obbligo di avere un luogo di culto adeguato.
Gregge compatto
Un gregge di pecore durante la transumanza di primavera sulle prealpi bellunesi. Questa tradizione, che permette di sfruttare i pascoli di montagna nella stagione estiva e quelli di pianura durante l’inverno, è stata quasi completamente abbandonata a partire dalla fine dell’ottocento, ma alcune piccole aziende e cooperative stanno cercando di rilanciarla come alternativa sostenibile all’allevamento intensivo e all’eccessivo sviluppo turistico delle aree montane.
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