05 luglio 2018 16:09

Nel 1935 Roy E. Striker, capo della Farm security administration, incaricò un gruppo di fotografi di documentare l’America rurale colpita dalla grande depressione, la grave crisi economica causata dal crollo di Wall street del 1929.

Il progetto andò avanti fino al 1944 e coinvolse anche nomi come Walker Evans e Dorothea Lange, che in quegli anni scattò la sua foto più conosciuta, Migrant mother. Prima di partire i fotografi venivano informati di tutte le circostanze che riguardavano i soggetti da ritrarre, con indicazioni precise sull’approccio da assumere.

Tra le migliaia di immagini realizzate - custodite dalla Biblioteca del congresso degli Stati Uniti - nel 2016 è stata digitalizzata una collezione che raccoglie le foto scartate. Si scopre infatti che Stryker selezionava accuratamente i negativi e quelli non graditi venivano bucati con una perforatrice, in modo da renderli inutilizzabili.

In occasione dell’ultima edizione di Photo London, è stata allestita una mostra (aperta fino al 26 agosto) alla Whitechapel gallery di Londra in cui sono stati selezionati ottanta di questi killed negatives. Stryker escludeva le foto sbagliate da un punto di vista formale, come quelle sfocate o in cui i soggetti risultano troppo in posa, ma non solo.

Un’osservazione più attenta di queste immagini rivela una censura attuata anche per questioni più controverse, come minimizzare la segregazione razziale o eliminare direttamente i neri che erano fotografati. In altri casi si scartava una foto perché trasmetteva un’idea troppo disperata di America. Tuttavia ciò che ha colpito la curatrice della mostra, Nayia Yiakoumaki, è che “l’intervento, l’atto stesso di distruzione le ha rese qualcosa di diverso, degli oggetti in grado di diventare autentiche opere di arte contemporanea”.

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