24 maggio 2018 17:15

Nata nel 1981 da una famiglia della classe media di Teheran, Newsha Tavakolian ha già raccontato conflitti, disastri naturali e realizzato diversi progetti a lungo termine sulla società iraniana, con una particolare attenzione alla questione femminile.

Il lavoro da professionista della fotografia è cominciato presto. Con una formazione da autodidatta, a soli sedici anni collabora con Zan - il primo quotidiano iraniano fondato da una donna - ma la vera svolta nella sua vita avviene due anni dopo, nel 1999, quando documenta le proteste studentesche a Teheran. In piazza con la sua generazione, in un evento eccezionale e drammatico nella storia iraniana, comprende che la sua strada è il fotogiornalismo. A 19 anni entra nell’agenzia Polaris Images; pubblica su riviste e giornali come The New York Times, National Geographic, Time, Le Figaro, Der Spiegel e nel 2014 vince il prestigioso premio della fondazione Carmignac. Dal 2017 fa parte delll’agenzia Magnum.

I suoi soggetti preferiti sono quelli che lei stessa definisce “gli invisibili”: persone comuni, protagoniste di storie che mostrano un Iran meno conosciuto, personale e ricco di sfumature. Tavakolian rivolge spesso il suo obiettivo sulle donne, quelle che combattono quotidianamente per conquistare la libertà, come nel progetto Listen, dove ritrae alcune cantanti iraniane che per legge non possono esibirsi da sole o produrre i propri dischi. La fotografa non prende mai posizioni politiche precise ma si muove nella realtà che racconta come un’attenta osservatrice. Cerca di coniugare l’approccio documentaristico con quello artistico, bilanciando temi seri e impegnati a una composizione brillante.

Tavakolian sarà tra i fotografi ospiti di Ampie vedute, il ciclo di incontri organizzato in collaborazione con Internazionale nell’ambito della Milano PhotoWeek, la manifestazione dedicata alla fotografia che si svolgerà a Milano dal 4 al 10 giugno 2018. L’incontro con Newsha Tavakolian si può prenotare qui.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it