Siamo un paese per tre quarti affacciato sul mare, eppure non era mai esistita una nazionale di nuoto così irresistibile ai Mondiali. Dalle gare in piscina a Budapest, l’Italia è tornata con cinque medaglie d’oro, due d’argento e due di bronzo, il record nelle 19 edizioni dal 1973 a oggi. Un bilancio al quale vanno aggiunti due ori, due argenti e due bronzi nel programma sulle lunghe distanze (cinque, dieci e 25 chilometri) in acque libere, al Lupa Lake.
È un bel paradosso per uno sport alla prima uscita internazionale dopo il ritiro della sua più grande atleta di sempre: Federica Pellegrini. Non è in crisi, è addirittura cresciuto. Esisteva una fuoriclasse, ora esiste un intero movimento.
Il tennis italiano ha impiegato quarant’anni per trovare gli eredi di Adriano Panatta. Il record italiano sui 200 metri di Pietro Mennea resiste nell’atletica leggera dal 1979. Tra le acque è nata invece una scuola proprio nel momento dell’addio della campionessa più grande. Tra poco più di un mese, a partire dall’11 agosto, l’Italia ospiterà a Roma i campionati europei di nuoto, con l’ambizione di proporsi come una delle squadre più forti, accanto al Regno Unito.
È un panorama nuovo che merita delle spiegazioni, frutto sia di circostanze speciali sia di una tendenza assodata. L’estate scorsa, alle Olimpiadi in Giappone, il bilancio era stato decisamente più magro, con due medaglie d’argento e quattro di bronzo. Nessuno aveva parlato di delusione, ma la vigilia era stata piena di aspettative differenti. Cosa è successo, allora, di così clamoroso in un anno?
Il bilancio di Budapest deve tener conto della genesi tormentata della manifestazione. Era stata inizialmente programmata per il 2021 a Fukuoka, in Giappone. Lo slittamento di un anno delle Olimpiadi di Tokyo aveva provocato a catena il rinvio dei Mondiali di nuoto al 2022. A gennaio 2022 sono stati di nuovo rinviati al 2023, perché i contagi di covid-19 in Asia erano tornati a crescere. Nel mese di febbraio però la federazione internazionale si è lasciata tentare dall’offerta del governo ungherese, sempre pronto a cercare vetrine internazionali. Così l’appuntamento è stato reintrodotto in agenda con una marcia indietro non da tutti gradita. Alcuni paesi nel frattempo però avevano cambiato i piani e la programmazione fisica. Non sono tornati indietro. Dal Regno Unito e dall’Australia molte stelle hanno preferito non presentarsi, per puntare ai Giochi del Commonwealth. Le atlete e gli atleti russi sono stati esclusi per le sanzioni legate all’invasione dell’Ucraina. Tre anni fa avevano vinto 16 medaglie, tre delle quali d’oro. Il nuoto italiano è stato più veloce di tutti a infilarsi in questo vuoto occasionale. Ha proposto personaggi nuovi e in qualche caso prestazioni tecniche che avrebbero resistito anche a una partecipazione più ampia e qualificata.
È il caso di Thomas Ceccon, ventunenne veneto, campione nei 100 metri dorso con il nuovo primato del mondo. Ha fatto parlare di sé per i suoi baffi, citazione del nuotatore statunitense Mark Spitz, icona degli anni settanta, il primo a vincere sette ori in una stessa edizione delle Olimpiadi. Perché Spitz avesse i baffi è sempre rimasto un mistero. Ai Giochi del 1972 disse a un allenatore russo che lo aiutavano ad andare più veloce perché deviavano l’acqua dalla bocca. Gli credettero e un anno dopo, ai Mondiali di Belgrado, se li fecero crescere anche altri nuotatori russi per seguire la leggenda metropolitana. Non funzionò: nessuno di loro vinse.
Un panorama nuovo
Il campione del 2022 è il nuovo capitano della Nazionale, l’emiliano Gregorio Paltrinieri, 27 anni, uscito deluso dai Giochi di Tokyo un anno fa: si era ammalato di mononucleosi un mese prima, rischiando di doverli saltare. Ha mancato il primo posto ma è salito lo stesso due volte sul podio. A Budapest ha vinto i 1.500 metri stile libero con una strategia da 007: aveva nuotato con studiata lentezza la batteria di qualificazione, in modo da evitare l’occupazione in finale delle corsie centrali, riservate ai più veloci. Si è trovato invece nella numero uno, cioè all’estremità, fuori dalla portata degli sguardi degli avversari. Non ha dato punti di riferimento, è partito a tutta velocità, non potevano prendergli la scia. Non lo hanno raggiunto più. Ha nuotato il record europeo, un tempo con il quale avrebbe vinto pure alle Olimpiadi.
Questo successo è per buona parte merito di una rivoluzione. Da due anni ha cambiato allenatore e ha iniziato a gareggiare anche nelle lunghe distanze in acque libere. Ha vinto l’oro nella dieci chilometri e l’argento nella cinque chilometri. Un esercizio del tutto diverso da quello in piscina. Si nuota con la muta, non con il costume, quindi il peso della fatica nelle braccia è superiore. Le condizioni meteorologiche sono variabili e si parte in gruppo, alla virata delle boe capita di gareggiare corpo a corpo. Sul blog del partner tecnico della federazione, l’azienda Arena, il suo tecnico Fabrizio Antonelli spiega: “La qualità più importante è allenare una capacità di adattamento alle diverse situazioni”. In piscina si nuota cercando la prestazione, in mare o al lago si nuota interpretando una situazione.
C’è un dato che più di tutti spiega quanto l’Italia sia cresciuta: l’oro nella staffetta 4x100 misti, la gara che misura la completezza dell’intera squadra, perché bisogna schierare un atleta per ogni singolo stile: dorso, farfalla, rana, stile libero. Un primo posto storico e inedito anche questo, davanti alle super potenze tradizionali di Stati Uniti e Australia. Il quotidiano spagnolo El Mundo ha manifestato sorpresa per la crescita da record dell’Italia, scrivendo che nessun parametro è in grado di spiegare la distanza dei risultati ottenuti dall’Italia rispetto a quelli della Spagna, che non ha ottenuto alcuna medaglia. Il tecnico Federico Gross ha invece spiegato al quotidiano come in realtà l’Italia si sia concentrata “sulla formazione di tecnici, offrendo risorse per migliorare le conoscenze nel nuoto subacqueo, nelle partenze, nelle virate, nella velocità. Tecnicamente, vincere nelle prove veloci è più difficile: qui si dimostra di aver lavorato bene”. Al dna del nuoto italiano era fin qui appartenuta una spiccata predisposizione al mezzofondo, le distanze dai 400 metri in su.
Un lavoro di mutazione che nasce nelle 1.500 società rimaste a lungo in sofferenza durante il biennio del covid, per la chiusura delle piscine, e con 30mila tecnici coinvolti sul territorio. Nonostante le difficoltà che si vivono al sud, dove sono raccolte solo il 26 per cento delle affiliazioni, contro il 42 per cento del nord e il 32 per cento del centro. Benedetta Pilato, 17 anni, neo campionessa nei 100 metri rana e primatista del mondo sulla distanza dei 50 metri, non ha una vasca dove allenarsi nella sua città, a Taranto. Fa la pendolare con Bari pur di non separarsi dal tecnico con cui è cresciuta, Vito D’Onghia, un dipendente della Asl. Ma alla fine del liceo ha in programma di trasferirsi a Roma, anche per motivi di studio e si allenerà al circolo Aniene.
Più leggeri
In questa ondata di successi c’è anche una componente psicologica che Gregorio Paltrinieri ha sottolineato pochi minuti dopo il suo secondo successo in Ungheria. In un’intervista al quotidiano La Stampa ha detto che “in nazionale prima ognuno gareggiava per sé, oggi si trae forza l’uno dall’altro e succede perché le nuove generazioni sono disinvolte. Noi siamo stati indottrinati con il mito Phelps: sempre solo, con i cuffioni in testa, serio”. Michael Phelps, americano, adesso 37enne, è l’olimpionico più decorato della storia, con 28 medaglie complessive (16 individuali), di cui 23 d’oro (13 individuali). Nel 2008 ai Giochi di Pechino vinse otto gare. Ha raccontato di aver sofferto di depressione dopo ogni partecipazione alle Olimpiadi e per questo di aver avuto dipendenza dall’alcol e pensieri suicidi. Sempre a La Stampa, Paltrinieri ha detto: “Essere straordinari era sinonimo di quel modo di porsi. Vedete come arriva Ceccon ai blocchi? Sciallo, la prende per quello che è ed è una freschezza di cui avevo bisogno. L’atteggiamento alla Phelps non esiste più. Le cose venivano prese con una certa gravità e ti veniva chiesto di fare lo stesso. Ora sono tutti svegli, si gioca, si scherza”.
Un lavoro, dunque, anche sulla leggerezza. È un’Italia mai vista che arriva a coronamento di un cammino durato cinquant’anni. Nell’agosto del 1972 Novella Calligaris vinceva un argento e due bronzi alle Olimpiadi di Monaco di Baviera. Era la prima volta in assoluto per l’Italia. Esistevano 40 impianti al coperto in tutto il paese. Nella sola città di Tokyo, reduce dai Giochi del 1964, ce n’erano venticinque. I tesserati erano 10mila, oggi sono 190mila. L’allenatore della Nazionale Costantino Dennerlein, detto Bubi, morto qualche settimana fa, salutava quei successi come una svolta e si augurava in una dichiarazione al Corriere della Sera, che “la costruzione di piscine coperte per il nuoto invernale possano consentire un’elevazione del tono di vita in ogni ceto. Adesso quasi ogni famiglia va in villeggiatura, i bambini si trovano a contatto con il mare, sentono il desiderio di imparare a nuotare. Qualcuno si limita alle prime nozioni, altri ci prendono gusto e continuano, tornano in città e si iscrivono a un centro del Comitato olimpico nazionale italiano (Coni) oppure a qualche società”.
Era un’urgenza che le statistiche spiegavano con un numero impressionante: prima dell’affermazione di Novella Calligaris, in Italia morivano annegate circa 1.400 persone all’anno. Nel giro di un decennio calarono fino a 500. Bubi Dennerlein raccontava le difficoltà per far crescere il settore: “Al primo starnuto del figlio, le mamme decidono che la piscina debba essere evitata”.
È stata la radice di tutto. Ha introdotto per primo in Italia dei metodi che sono stati tramandati di allenatore in allenatore, e restano tuttora di ispirazione, come il cosiddetto “interval training”, la resistenza allo sforzo, che si allena nuotando allo sprint una determinata distanza breve (20-25 metri) sotto un certo limite di secondi, senza interruzioni.
Dopo la pandemia
Il nuoto è oggi in Italia lo sport più praticato nella fascia tra i tre e i sei anni. L’ultimo documento di verifica e di programmazione olimpica della federazione italiana di nuoto ha tenuto conto degli effetti del lockdown e del conseguente calo nei numeri dei tesserati e delle società.
Agli atleti d’élite non è mancato mai uno spazio dove continuare ad allenarsi, anche nei giorni più difficili. Quando nella primavera del 2020 si pensava ancora che le Olimpiadi si sarebbero svolte in estate, spagnoli e francesi polemizzarono nel vedere, da una storia Instagram, che a Federica Pellegrini era stata aperta la vasca di Verona, mentre loro erano rinchiusi in casa. Invocarono equità, poi i Giochi saltarono. La federazione ha provato a far ripartire il movimento di base con un sostegno alle società sul territorio da due milioni e 200mila euro, sotto forma di contributi, voucher, spese di partecipazione alle attività sportive, sostegni economici alla ripresa dell’attività agonistica, esenzioni dal pagamento delle iscrizioni gare, borse di studio e un ulteriore sostegno agli atleti di interesse nazionale.
Il prossimo silenzioso obiettivo è chiudere gli Europei di nuoto di agosto a Roma in testa al medagliere. La federazione si aspetta una partecipazione di pubblico da record.
Oro
• Gregorio Paltrinieri 1500 metri stile libero
• Gregorio Paltrinieri 10 chilometri
• Thomas Ceccon 100 metri dorso
• Nicolò Martinenghi 100 metri rana
• Thomas Ceccon, Nicolò Martinenghi, Federico Burdisso, Alessandro Miressi
staffetta 4x100 misti
• Benedetta Pilato 100 metri rana
• Dario Verani 25 chilometri
• Lucrezia Ruggiero, Giorgio Minisini Duo Programma tecnico
• Lucrezia Ruggiero, Giorgio Minisini Duo Programma libero
Argento
• Nicolò Martinenghi 50 metri rana
• Benedetta Pilato 50 metri rana
• Gregorio Paltrinieri 5 chilometri
• Domenico Acerenza 10 chilometri
• Domiziana Cavanna, Linda Cerruti, Costanza Di Camillo, Costanza Ferro, Gemma Galli, Marta Iacoacci, Marta Murru, Enrica Piccoli, Federica Sala, Francesca Zunino Highlight a squadre
• Matteo Santoro, Chiara Pellacani Trampolino 3 metri sincronizzato
Bronzo
• Giulia Gabbrielleschi 5 chilometri
• Alessandro Miressi, Thomas Ceccon, Lorenzo Zazzeri, Manuel Frigo Staffetta 4x100 stile libero
• Simona Quadarella 800 metri stile libero
• Ginevra Taddeucci, Giulia Gabbrielleschi, Domenico Acerenza, Gregorio Paltrinieri Staffetta 6 km
• Domiziana Cavanna, Linda Cerruti, Costanza Di Camillo, Costanza Ferro, Gemma Galli, Marta Iacoacci, Marta Murru, Enrica Piccoli Programma tecnico a squadre
• Domiziana Cavanna, Linda Cerruti, Costanza Di Camillo, Costanza Ferro, Gemma Galli, Marta Iacoacci, Marta Murru, Enrica Piccoli, Federica Sala, Francesca Zunino Programma libero combinato
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